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Non c’è pace per Marco Pantani: l’ultimo sfregio arriva da Virenque

by Marco Battistini
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Roma, 18 lug – Alpi francesi, siamo tra le conifere della Savoia, etimologicamente paese coperto di abeti. Principio del nuovo millennio, venticinque anni (e due giorni) or sono, il Tour de France è alla quindicesima tappa. Arrivo previsto a Courchevel, stazione pensata per gli sport invernali. Ma siamo in estate e a sedici chilometri dal traguardo Marco Pantani, l’uomo senza giustizia, si alza sui pedali. Per andare a prendersi quella che si rivelerà l’ultima vittoria della sua vita.  

Lo scandalo Festina

Oltre a Lance Armstrong, tra gli avversari che in quel pomeriggio di mezza estate il Pirata lasciò a debita distanza sull’ascendente asfalto transalpino ci fu anche un certo Richard Virenque. Proprio in queste ore l’ex scalatore nato a Casablanca nel 1969 – dove il padre, militare, era di stanza – è tornato a far parlare di sé per le dichiarazioni sullo scandalo Festina. Nel giugno 1998, infatti, un compagno di squadra del sette volte maglia a pois risultò positivo a un anabolizzante.

Già insospettite dal caso, le autorità dell’Esagono ricevettero successivamente un’informativa della polizia svizzera: la segnalazione portò al fermo – tramutato poi in arresto dopo le perquisizioni effettuate nella sede della società sportiva – del massaggiatore della stessa formazione ciclistica, pizzicato al confine con il Belgio con la macchina carica di sostanze dopanti. Così dopo le ammissioni di Bruno Roussel e Eric Ryckaert – rispettivamente direttore sportivo e medico sociale della Festina – tutti i ciclisti della squadra, compreso capitan Virenque, furono esclusi dal Tour de France, iniziato da pochissimi giorni. 

Virenque tira in ballo Marco Pantani

Così a distanza di più di un quarto di secolo il francese, intervistato dal quotidiano spagnolo Marca, decide di tornare sullo scandalo. Facendolo – almeno in un paio di passaggi – nel modo peggiore possibile, ovvero accusando non solo chi non può più difendersi. Ma soprattutto attaccando l’uomo che, per una vicenda decisamente più torbida e controversa del caso Festina, più di tutti ha pagato sulla propria pelle le trame scritte dal marciume del sistema.

Secondo la ricostruzione di Virenque, infatti, lo scandalo del 1998 – anno in cui per sua stessa ammissione prima del via si immaginava già trionfante in maglia gialla sul podio degli Champs-Élysées – si abbatté sulla sua società per lo stretto rapporto tra l’atleta e il presidente francese Jacques Chirac: «Qualcuno, per ragioni politiche, voleva farmela pagare. Nel 2013 il Senato francese ha reso pubblici i risultati dei test del Tour de France del 1998. Sono stati testati 180 ciclisti. Cento sono risultati positivi. Io non ero tra loro. Ma Pantani, Jan Ullrich e molti altri sì. Eppure, tutta la pressione è ricaduta su di me».

Il silenzio è d’oro

Premessa dovuta: i risultati di cui parla Virenque si riferiscono ad analisi effettuate a posteriori – sei anni dopo – sulle provette del 1998 ancora conservate ma fatte con una metodologia, messa a punto solamente nel 2000, diversa rispetto all’originale. Non mettiamo in dubbio che il problema in quel ciclismo fosse sistemico. Ma all’epoca chi fu trovato con le mani nella marmellata furono proprio i dirigenti del team sponsorizzato dalla nota marca di orologi spagnola. 

L’uscita fuori luogo del transalpino si fa ancora più grottesca quando ripercorre alcuni momenti del Tour 1997. Siamo sempre sul Courchevel, dove per l’occasione Virenque staccò il campione italiano con sei minuti di vantaggio: «Il giorno prima, vicino alla vetta Pantani mi lasciò andare [impresa del Pantadattilo all’Alpe d’Huez, ndr], facendomi molto male. Così siamo partiti dalla prima salita a tutta velocità. Era una questione di orgoglio. Volevo vendicarmi e ci siamo riusciti». Con tanti ringraziamenti alle fatiche respiratorie che quel giorno colpirono il Pirata, problemi dovuti al riacutizzarsi di una precedente bronchite, aggiungiamo noi. Caro Virenque, mai come questa volta un bel tacer non fu mai scritto.

Marco Battistini

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