
Insomma, sembrerebbe, il rapper venuto dalla strada non si tira indietro se c’è una rissa e insulta le guardie facendosi grande col suo status di famoso. Sembrerebbe, dicevamo, perché in realtà il giorno dopo Fedez tramite il suo legale si affretta a precisare che lui non ha “nulla contro le forze dell’ordine” e che anzi è stato il primo a “chiamare la polizia per ristabilire un senso di civiltà e identificare chi mi aveva aggredito”. Confida anche di avere un po’ paura per tutto quello che è successo, perché i poliziotti, nonostante la sua stima per loro, pare abbiano un pregiudizio nei suoi confronti.
Ora, al di là della vicenda specifica, il fatto che Fedez passi per un ribelle anti-sistema dà la cifra esatta di quanto questo concetto sia divenuto liquido, per scomodare Bauman. La sua vicenda, quella di chi in questo sistema ci sguazza, di cui anzi è forse il prodotto più ben riuscito, ci fa tornare alla mente le parole di una nota canzone dei Sottofasciasemplice: “Con la faccia di Guevara e le bandiere arcobaleno sono loro i veri figli del sogno americano”. Perché se la protesta è liquida, anche il ribelle è liquido. Il ribelle 2.0 si batte per far rispettare la Costituzione, per ristabilire il senso civico, per osannare la legalità. Niente più fascino nichilistico, niente più viaggi nell’abisso, niente più rifiuto del mondo. Oggi anche il ribelle vuole piacere alla gente che piace.
Rolando Mancini