
Oltre ad essere il fiore all’occhiello delle riforme a vantaggio del popolo e zona agricola tra le più produttive, modello di sviluppo economico del socialismo arabo, la piana di Al Ghab ha anche un importante valore strategico. Alle spalle della valle, lunga oltre 60 km, c’è la Montagna Alawita, il 
Da qui, dalle decine di villaggi e cittadine, provengono le migliaia di giovani volontari, per lo più alawiti e cristiani, dell’esercito, impegnato dal 2011 nell’immane lotta contro gli 82 paesi che in tutto il mondo contribuiscono a foraggiare gli oltre 150.000 terroristi islamisti presenti in Siria.
Qui, a pochi chilometri di distanza, c’è Qardaha città natale degli Assad e poco più ad ovest, sulla costa, Latakia, il principale porto del paese, unico punto di collegamento e di rifornimento, con i suoi lunghi moli e con il suo attrezzato aeroporto, in mano al governo Assad. Centro nevralgico per la capacità di resistenza, passata e futura, del popolo siriano, giunto ormai abbondantemente nel suo quinto anno di guerra.

Sulla piana di Al Ghab si combatte quindi una campagna di vitale importanza per i siriani, con modalità molto più simili ad una vera e propria guerra convenzionale, le formazioni islamiste sono infatti armate di tutto punto, con carri armati, mezzi blindati, lanciarazzi e missili anticarro, rifornite continuamente dalla Turchia, attraverso il confine che dista poche decine di chilometri e dalle armi e gli uomini della fantomatica quanto ridicola Divisione 30, messa in piedi dagli Stati Uniti per giustificare la tesi della presenza di “ribelli moderati” ma passata, una volta sul campo, armi e bagagli agli islamisti.
Qui, l’Esercito arabo siriano (Al-Jaish Al-Arabi Al-Souri) sta impegnando tutto il suo potenziale 
E sempre qui, accanto alle truppe speciali dell’esercito (Tiger Forces) sono impegnate in combattimento le unità femminili delle Forze di Difesa Nazionale (NDF), corpo volontario formato sui comitati popolari, nato nell’estate del 2012 e supervisionato dal comandante Qasem Suleimani, della Forza Quds iraniana, in persona. Sono oltre 1.000 le donne siriane arruolatesi volontarie nel corpo, altre ancora costituiscono i contingenti dell’Esercito e ancora altre formano il battaglione meccanizzato “Leonesse”, della Guardia Repubblicana, a difesa dei quartieri est della capitale, Damasco.
Qui, nella località di Ziyarah, è caduta in combattimento alcuni giorni fa, seguendo l’alto tributo di sangue di altre commilitoni, compreso quello di un Generale donna, Reem Hassan, giovane soldatessa, mentre con la sua unità d’assalto partecipava all’offensiva in corso contro le formazioni terroriste.

Più fortunate le “colleghe” curde, più simpatiche a cronache e rotocalchi e a disegni politici che, approfittando dell’ingenua superficialità di molti, offrono quel modello societario come unica alternativa, moderna e democratica, al terrore islamista.
Ma il popolo siriano, tutto, è consapevole della sua storia, delle sue conquiste e del suo enorme sacrificio non solo in questa guerra, perché è convinto che, riadattando un pensiero dell’Imam Ali ibn Abi Taleb (as), è nelle tribolazioni che è possibile conoscere l’essenza della propria patria.
Giovanni Feola
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5 comments
Premetto che non sono e mai sarò un maschilista ma, detto questo, le femministe da operetta sono solamente patetiche. SCOMPARSE NEL NULLA. Stupri e violenze sulle donne, un mondo che si appresta ad essere sconvolto, libertà sociali messe in pericolo da questa marea che avanza e loro tacciono. Semplicemente patetiche e fuori dalla storia, per sempre
Assolutamente Encomiabile e Onorevole, a Lei tutto il rispetto possibile.Rip Soldatessa
Scusate ma cosa c’entrano le femministe in primo luogo? Non vengono nemmeno menzionate nell’articolo.
Siete pericolosi.
Riposi in Pace GeneraleAngelo
Pericoloso è lei sig. Giovanni, che pone un quesito sciocco palesando che nemmeno è in grado di leggere il titolo dell’articolo. Molto pericoloso.