La struttura si compone di 10 tende, due delle quali adibite rispettivamente a magazzino e “ufficio accoglienza” in cui, al momento, sono ospitati circa 40 immigrati. Oltre a questo sono presenti delle strutture messe a disposizione dal ministero dell’Interno ed alcuni automezzi dei VVFF in pianta stabile.
Questi, molto cortesemente, ci ha spiegato che la Fondazione percepisce dalla Prefettura, quindi dallo Stato, 30 euro/die per ciascun immigrato che vengono impiegati per fare fronte alle spese a carico della stessa oltre che a fornire, una tantum, una scheda telefonica da 15 euro e una sorta di “diaria” di 2,5 euro per ogni immigrato. La maggior parte dei costi compresi nei 30 euro è riservata per lo stipendio degli operatori presenti nella struttura, per i vari trasporti a cui devono far fronte come ad esempio per il cibo che ogni giorno arriva per due volte dalla mensa interna milanese della onlus, e per coprire i circa 7mila euro impiegati per l’allestimento e la messa a norma della tendopoli.
Tendopoli che, secondo quanto dice il dott. Sinigallia, dovrebbe avere carattere provvisorio (un mese circa) in attesa del via libera da parte della Prefettura per l’installazione di moduli abitativi in container che andrebbero a sostituire le attuali tende.
Del resto basterebbe dare un’occhiata ai dati del ministero dell’Interno per capire che da quando esiste Mare Nostrum e le sue varie figlie, il numero degli arrivi è aumentato esponenzialmente, ma su questo torneremo in seguito; il vero problema è che l’area del Bione deve essere lasciata libera per ospitare fiere itineranti e giostre, come detto dallo stesso sindaco Brivio in occasione del diniego alla richiesta dei Vigili del Fuoco di utilizzarla per costruire una nuova caserma, dato che l’attuale versa in condizioni a dir poco fatiscenti. Quindi ci chiediamo come si possa conciliare questa presa di posizione con quanto si sta facendo, e ci si prefigge di fare, al Bione.
E’ lo stesso dott. Sinigallia a darci le nazionalità degli immigrati: la maggior parte (12) proviene dal Gambia, 7 dal Bangladesh, 7 dalla Nigeria, a seguire Costa d’Avorio, Mali e Togo.
Sicuramente, quindi, queste persone non sono di certo profughi, bensì andrebbero identificate per quello che sono realmente, ovvero immigrati clandestini; altrettanto sicuro è che queste persone stanno finanziando loro malgrado la criminalità della Libia, dato che, come ci hanno raccontato alcuni degli ospiti della struttura di Bione, vengono spogliati di ogni avere, caricati sulle prime barche che vengono recuperate e spediti verso nord, tanto “c’è la Marina Italiana che vi viene a prendere”.
Così è successo infatti ad un nigeriano trentenne da noi intervistato, a cui un libico ha preso i 750 dinari che aveva in tasca, lo ha caricato su un gommone insieme ad altre 13 persone e spedito in mare aperto, dove è stato tratto in salvo da una nave tedesca che poi lo ha consegnato ad una nostra unità della Marina Militare che lo ha sbarcato a Catania due settimane fa.
Questa ed altre testimonianze raccolte dovrebbero aprire gli occhi a coloro che predicano, ed attuano, l’accoglienza indiscriminata; accoglienza che sta solamente alimentando un terribile mercato di uomini che sta arricchendo la criminalità italiana ed estera, che innescherà una bomba sociale nella nostra società quando queste persone un giorno dovranno uscire dalle tendopoli, dagli alberghi, e dalle altre strutture di accoglienza e allora si troveranno faccia a faccia con la dura realtà di un Paese diverso da quello che è stato dipinto loro.
Paolo Mauri
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