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Uno squarcio nel cold case di Pierluigi Pagliai

by Carlo Maria Persano
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Roma, 30 ott – A 43 anni di distanza dal delitto Pagliai si apre uno squarcio grazie a un documento desecretato dal SISDE nel 2014, ma trovato solo nel 2025.

Cronaca di un omicidio di Stato

Come nasce un omicidio di Stato? Nasce dall’odio di chi detiene il potere verso un nemico che immaginano pericoloso. L’omicidio si configura quando non solo non vengono cercati i colpevoli ma si agisce addirittura per cancellare le tracce lasciate dagli stessi. Quando i loro privilegi vanno difesi ad ogni costo.

L’analisi sull’omicidio di Pagliai nasce dai dibattimenti nei tribunali e, soprattutto, da un documento dei servizi segreti del SISDE desecretato e reso di libera consultazione il 22 dicembre del 2014, su richiesta del governo di Renzi che sperava di ammantarsi di trasparenza con quella decisione. Se era così, allora perché il documento esce fuori solo oggi? Esce solo oggi perché il SISDE lo aveva infilato tra i documenti consultabili della Commissione Moro, quando il documento con Moro non aveva niente a che vedere perché riguardava esclusivamente le attività di intelligence svolte contro l’area neofascista.

Probabilmente, il SISDE così facendo, da una parte contava di risultare un organo pulito e trasparente e, dall’altra, sperava che nessuno lo avrebbe mai trovato. E infatti è stato così per dieci lunghi anni. Poi un deputato, smosso dalle ennesime proteste per l’omicidio di Pierluigi Pagliai, segnalò la strana presenza del Doc. 009/2 a un suo conoscente che sembrava interessato all’argomento e, da lì, si sono resi evidenti gli elementi di un cold case.

Lo scenario di allora

Per capire questo omicidio si deve prima osservare lo scenario dove si sviluppa e questo ha il suo inizio con la rivolta di Reggio Calabria. Dove, nel settembre 1970, siamo al terzo dimostrante morto.

Con l’esasperazione della popolazione, ci fu l’assalto a due armerie che la polizia non era riuscita ad evitare e poi l’assalto alle sedi dei partiti e alla questura. Temevano che i dimostranti volessero impossessarsi delle armi presenti e che Reggio potesse realmente trasformarsi nella Belfast italiana, fuori dal controllo delle mafie e dei partiti.

L’odio del Ministero degli Interni verso Avanguardia

Da allora, sempre come si legge nel rapporto del SISDE, Avanguardia Nazionale fu considerata il vero pericolo per lo Stato rispetto agli altri partiti o movimenti politici, in quanto unico movimento apportatore di un concreto progetto rivoluzionario in grado di coinvolgere la popolazione. Da allora fu guerra totale tra la DC e Avanguardia.

La guerra dello Stato si dipanò su tre direttrici precise, l’attacco fisico contro i militanti, la persecuzione giudiziaria e la calunnia tramite i media e gli altri partiti. La calunnia funzionò tanto che un militante di Avanguardia venne assassinato in carcere. Era Carmine Palladino, un bravo rivoluzionario coraggioso e onesto.

Dopo anni, la casualità rende oggi giustizia contro i calunniatori e i loro sicari, ed ecco allora spuntare questo documento 009/2 del SISDE, dell’organo di polizia segreta dove si vedono i passaggi per l’omicidio di Pierluigi Pagliai, indagato con Palladino. L’omicidio, come oggi si vede, nacque da un accordo tra la CIA e il SISDE. Già nel 1987, il nuovo direttore del SISDE, Vincenzo Parisi, aveva parlato in audizione di un accordo tra servizi italiani e americani per l’operazione in Bolivia, ma non era sceso nei dettagli apparsi oggi. A leggere il documento, a dire il vero le operazioni dovevano essere addirittura tre in Bolivia, ma gliene riuscì solo una.

Avanguardia e piani degli Usa

Avanguardia arrivò in Bolivia e scavalcò i mediatori statunitensi per la vendita delle materie prime a Cina e India, paesi non allineati. Utilizzò nelle trattative la carta intestata del ministero boliviano di concerto con i partiti e con i funzionari boliviani convinti della bontà del tentativo. Fu così che l’ambasciatore Corr lasciò di corsa la Bolivia e andò negli Usa per prendere istruzioni sul da farsi.

Dopo queste premesse, passiamo ora direttamente al testo del documento 009/2 del SISDE.

Il 14 aprile 1982, la CIA si lamenta col SISDE per l’influenza che Delle Chiaie ha in Bolivia (pag. 107 del documento) e, il 27 Luglio 1982, chiede se il SISDE è “interessato all’estradizione di tre estremisti” tra cui “il Delle Chiaie” (pag. 108). Il gruppo di Delle Chiaie sta sensibilizzando i partiti boliviani sullo strapotere della Trilateral in America Latina e trova molti consensi. La CIA ha difficoltà a disfarsi in prima persona degli avanguardisti viste le aperte simpatie che stanno riscuotendo presso i partiti del Congresso. Il 2 agosto 1982, il SISDE risponde alla CIA confermando l’interesse per l’estradizione. Una fatica in meno per la CIA nel disfarsi degli avanguardisti.

Il 3 e il 4 agosto 1982, la richiesta del SISDE viene “riformulata in prospettiva della possibile espulsione o cattura in Bolivia e della sua contestuale consegna all’equipaggio di apposito aereomobile (scritto così) battente bandiera italiana” (pag. 108). Il SISDE si rende conto che l’accusa per la strage di Bologna è debolissima sia per Delle Chiaie che per Pagliai e non può rischiare che una richiesta di estradizione basata sul niente venga respinta.

La posizione del congressso boliviano

Molti rappresentanti del congresso boliviano avrebbero esaminato una eventuale richiesta di estradizione con la dovuta serietà, era noto il loro giudizio favorevole agli avanguardisti presenti in Bolivia. Come si vedrà dopo, queste accuse della procura di Bologna cadranno miseramente nel ridicolo dei dibattimenti processuali successivi. Valga per tutte il presunto riscontro della base operativa per la strage fissata in una fabbrica di cerniere a San Giovanni in Persiceto, vicino Bologna. Totalmente inesistente. Ecco quindi che il SISDE, di concerto col ministero di Grazia e Giustizia, decide di saltare la richiesta di estradizione e richiede l’espulsione diretta dei tre, con cattura contestuale.

Per completezza, due mesi prima dell’omicidio di Pagliai era già stato commesso l’altro omicidio già citato nei confronti di Carmine Palladino, un altro militante di Avanguardia, anche lui indagato per Bologna, assassinato nel carcere di Novara. Ovviamente, anche Palladino risulterà totalmente estraneo alla strage di Bologna. Ma veramente dobbiamo credere che la DC, il ministero degli Interni e il ministero di Grazie e Giustizia volessero vivi i tre indagati presenti in Bolivia? Con delle accuse così ridicole? La condizione migliore era quella di riportarli a casa morti, così non avrebbero potuto più difendersi.

Le informative del documento 009/2 sull’operazione si interrompono misteriosamente il 4 ottobre 1982. Facile da capire, infatti il 10 ottobre successivo verrà assassinato Pagliai in Bolivia e allora fine della trasparenza di Renzi dal 4 ottobre. Tra l’altro chi ha preparato il documento 009/2 dichiara il numero di pagine di cui “consta” ed è di “Nr.111 pagine con retro bianco”. Peccato che il documento si interrompa con la pagina 109, quella del 4 ottobre 1982. Qualcuno lo trova strano?

La Bolivia e il Sisde

Un rappresentante del Congresso boliviano, Carlos Valverde, fa un’interpellanza al ministro degli Interni Mario Roncal Antezana, per capire se aveva firmato lui l’ordine di espulsione per Pagliai, ma questi rispose di aver appreso del caso solo l’11 ottobre poiché il governo di cui faceva parte fu investito solo alle 16:00 del 10 ottobre, mentre l’esecuzione di Pagliai avvenne al mattino. La CIA e il SISDE ci avevano visto giusto sulla stima ricevuta in congresso dal Delle Chiaie e dai suoi collaboratori. Quindi con quale permesso agirono in Bolivia gli 84 agenti italiani arrivati col volo Giotto di Alitalia forse pilotato da Marcello Pesaresi? E’ quindi vera la notizia che il “permesso” lo diede l’agente speciale della CIA Richard Adles caricato a bordo con un’apposita sosta dell’aereo a Portorico? Sarà per quello che l’ambasciata americana ha poi pagato di tasca sua anche le tasse portuali per l’aereo italiano.

Il Sisde prende le distanze

Il deputato del Msi di Milano, Tomaso Staiti, inizia a fare domande su una riunione tra il SISDE e il giudice istruttore di Bologna, Aldo Gentile, per l’operazione in Bolivia e, 29 luglio 1983, il Corriere di Milano riceve dal SISDE una secca smentita sia sulla riunione sia una sua partecipazione all’operazione in Bolivia. Peccato che il documento 009/2 desecretato nel 2014 scopra poi le menzogne trent’anni dopo. Anche Staiti ci aveva visto giusto.

Poi, il 28 ottobre 1987, il nuovo capo del SISDE viene chiamato a Bologna per testimoniare sull’operazione in Bolivia e dice che i servizi americani si offrirono di collaborare e agirono sui servizi boliviani di concerto col SISDE. Chi arrivò a testimoniare a Bologna non fu il capo del SISDE del 1982, Emanuele De Francesco, ma quello nuovo, Vincenzo Parisi. Perché? Perché il primo aveva sempre negato il coinvolgimento del SISDE dopo le richieste pressanti del deputato Staiti?

Si riapre il cold case di Pagliai

Il documento del SISDE ci conferma finalmente che l’attacco ad Avanguardia arrivò congiuntamente da SISDE e CIA, ma adesso il SISDE deve chiarirci gli aspetti del delitto che sta ancora nascondendo:

  1. Parteciparono davvero dei boliviani all’azione? Qual era il nome dei loro capi con i quali avevano preso eventualmente contatto? Chi prese quel contatto, la CIA o il SISDE?
  2. Qual è il nome di chi sparò materialmente alla nuca di Pagliai?
  3. Se c’erano dei boliviani in campo, a che servivano ben 84 agenti del SISDE?
  4. Gli agenti del SISDE erano armati sul campo? Con il permesso di chi?
  5. Chi erano i capi sul campo del SISDE?
  6. Ci fu eventualmente un documento per la consegna di Pagliai morente al SISDE? Dove sarebbe questo documento?
  7. Perché l’aereo sostò a Portorico prima di arrivare in Bolivia? Fu imbarcato lì Adles della CIA?
  8. Fu mai consegnato al SISDE un documento per l’estradizione preparato dal ministro Darida? Dov’è questo documento?
  9. Perché il SISDE rinunciò alla richiesta di estradizione e optò per l’agguato?
  10. Perché non ci mostrano i verbali delle riunioni tra il SISDE e il giudice Gentile?
  11. Procurò il SISDE 100 milioni al giudice Gentile e, eventualmente, quel denaro servì per pagare il falso teste Ciolini?
  12. Chi ricevette del SISDE il decreto di espulsione dalla Bolivia? Dov’è questo documento?
  13. Perché nel documento del SISDE sono state eliminate le pagine finali 110 e 111 sull’operazione in Bolivia?

Domande e risposte

Il SISDE ha ovviamente tutti gli elementi per rispondere tranquillamente a queste domande e un giudice dovrebbe porle a loro. A seguito delle eventuali risposte sorgerebbero alcune nuove domande e finalmente, dopo 43 anni di arriverebbe a conoscere i nomi degli assassini e dei mandanti del delitto Pagliai. Ricordiamo che l’unico reato commesso da Pagliai in tutta la sua vita fu quello di renitenza alla leva. Ve lo immaginate Pagliai che avrebbe dovuto giurare fedeltà a quello Stato assassino nei suoi confronti?

Quattro considerazioni

A parole in tanti facevano i finti rivoluzionari contro gli americani, ma poi Battisti viene trattato con i guanti in Bolivia, mentre i veri rivoluzionari vengono ammazzati senza processo. Vedi Pagliai e Palladino.

Avanguardia Nazionale poi non aveva contatti coi servizi segreti i quali, anzi, parteciparono attivamente alla persecuzione dei suoi militanti. Oggi tutti hanno visto come i rivoluzionari di Avanguardia non hanno vissuto a caviale e champagne come si voleva far intendere i quegli anni, anzi, tutto il contrario, hanno vissuto sempre morigeratamente e solo appena con decoro. Mentre i fedelissimi dei servizi segreti sono tutti vissuti nel lusso e sono morti nel loro comodo letto, che fosse in Italia o in Sud Africa.

L’inchiesta di Bologna contro Avanguardia faceva acqua da tutte le parti e Delle Chiaie, Pagliai e Palladino servivano più da morti che da vivi. Delle Chiaie che era sopravvissuto, ha potuto poi difendersi con orgoglio gettando ogni accusa nel ridicolo. Palladino e Pagliai sono stati assassinati prima che potessero difendersi.

Lo Stato italiano, pur avendo organizzato l’operazione in Bolivia insieme alla CIA, non ha mai chiarito, pur sapendolo, chi sono stati i responsabili dell’omicidio di Pagliai e, pertanto, questo deve essere ritenuto un omicidio di Stato.

    Dopo 45 anni abbiamo appena visto che è stato arrestato un prefetto della Repubblica, collegato al SISDE (dipendeva da Contrada), per l’occultamento di prove (il guanto perso dall’assassino) nell’omicidio di Piersanti Mattarella a Palermo. Un bel cold case (l’arrestato ha 74 anni) e quindi non è impossibile scoprire oggi la verità sui cold case per gli omicidi di Pagliai e di Palladino di 43 anni fa, quale sia l’età degli assassini.

    Carlo Maria Persano

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