![Versalis54452[1]](https://www.ilprimatonazionale.it//wp-content/uploads/2015/12/Versalis544521-300x200.jpg)
L’amministratore delegato del gruppo Daniele Ferrari non la pensa affatto così. Ferrari, durante un’audizione al Senato, ha già detto che: “Nonostante i tanti sforzi dobbiamo renderci conto che la nostra chimica è al sessantasettesimo posto al mondo. Sono necessari ulteriori investimenti e una partnership che ci continui a portare tecnologie. Ci serve una partnership che ci dia queste cose “.
Anche se la vicenda è solo agli inizi, si può fare qualche osservazione di merito. Finora la partecipazione del capitale straniero nelle nostre imprese non ha portato bene al sistema paese. Il motivo se vogliamo è semplice: si tratta di colossi finanziari che non sempre comprano con prospettive di lungo periodo o di investimento, ma con fini speculativi. Vedremo come andrà a finire. Intanto, però, è necessario spiegare perché quest’azienda rappresenta una risorsa per la nostra economia.
Versalis è la società chimica di Eni che opera a livello internazionale nei settori della chimica di base, delle materie plastiche, delle gomme e della chimica da fonti rinnovabili. Con una produzione complessiva di circa sei milioni di tonnellate e un turnover di circa 6 miliardi di euro nel 2013, Versalis commercializza prodotti chimici attraverso le sue quattro aree di business: intermedi, politilene, stinerici, elastomeri. Questi nomi certamente dicono poco. Ma, c’è un dato interessante da evidenziare. Fino al 1990 la chimica italiana era stabilmente tra le più importanti del mondo. Versalis e prima di questa Enichem, hanno rappresentato un bel biglietto da visita per il nostro paese. Un contributo notevole fatto di alta tecnologia e di ricerca d’avanguardia. Si può discutere all’infinito sui motivi che ci hanno portato ad esser al ventiseiesimo posto. Ma, cedere questo gioiello dell’industria italiana a qualche nostro competitor straniero rischia di portare risultati ancora meno lusinghieri per il settore.
Ma, attenzione questo non è un caso isolato. Oltre la metà del capitale quotato sul listino di Milano finisce oltreconfine. Uno studio di Unimpresa ha rilevato come: “La capitalizzazione di Borsa delle imprese del nostro Paese è cresciuta in un anno di trentasei miliardi arrivando a 545 miliardi complessivi, ma sale al 51%, con un’impennata di cinquantadue miliardi, la fetta in mano ai colossi internazionali”. Lo studio è stato fatto basandosi su dati della Banca d’Italia, da giugno 2014 a giugno 2015.
La reazione della politica italiana, però, è tutt’altro che preoccupata. Il boldrinismo non risparmia neanche gli investitori nostrani. A Piazza Affari, infatti, gli stranieri sostituiscono gli italiani che si rifiutano di fare certi lavori.
Salvatore Recupero