
Il primo workshop – ha dichiarato il ministro alla Bild – avrà luogo il prossimo 31 gennaio. Motivo della pensata? Ma è altrettanto ovvio: il rafforzamento della «tolleranza nei confronti dei gruppi marginali e l’apertura della Bundeswehr alle minoranze». In tutta serietà la van der Leyen spiega: «Un evento del genere è ormai da tempo non più impensabile. Anzi, se l’esercito vuole rispondere alle sfide del futuro, deve cogliere la pluralità come un’opportunità. Le forze armate devono rivolgersi a tutti i gruppi della società». Il discorso non fa una piega: per combattere il terrorismo e garantire un futuro alla Germania, l’esercito deve arruolare intere schiere di Conchita Wurst.
La van der Leyen continua: «Il Ministero della difesa stima che nell’esercito siano presenti circa 17 mila tra omo-, bi- e transessuali: si tratta del 6,6% del totale». Troppo poco a quanto pare. A questi seminari dovrebbero prendere parte parlamentari e il personale dirigente delle forze armate. Lo stesso ministro sarà presente al workshop, così come l’ispettore generale dell’esercito e uno psicoterapeuta che già assiste i soldati transessuali. Già ci immaginiamo il successo di questi seminari, con soldati vestiti da Village People che ballano YMCA. C’è chi lo chiama “progresso”, ma potremmo benissimo chiamarla “decadenza”.
Giovanni Coppola