Tripoli, 13 gen – “Una nuova occupazione”: non usano mezzi termini le autorità di Tobruk, il governo dell’Est della Libia, per condannare la riapertura dell’ambasciata italiana, o meglio – per usare le parole dell’esecutivo guidato da Abdullah al-Thani e fedele al generale Haftar – “il ritorno militare dell’ambasciata italiana”.
Secondo quanto riferito dal quotidiano ‘The Lybia Observer’, il ministro degli Esteri del governo di Tobruk – entità non riconosciuta dalla comunità internazionale ma partecipante al congresso di unità nazionale di Fayez al-Sarraj – avrebbe inviato una nota urgente alle sedi diplomatiche estere della Libia, denunciando anche manovre militari a suo giudizio ostili: “Una nave italiana carica di soldati e munizioni è entrata nelle acque territoriali libiche. Si tratta di una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite e una forma di ripetuta aggressione”.
Accuse rispedite al mittente da parte della diplomazia italiana, che parla di “strumentalizzazioni”. Di “linguaggio ostile” parlano invece gli esponenti della parte occidentale del paese, affermando che le autorità di Tobruk utilizzano due pesi e due misure “non avendo invece commentato per nulla la notizia dell’entrata nelle acque territoriali della Libia di una portaerei russa a bordo della quale è salito il generale Khalifa Haftar”.
Nicola Mattei