
Il suo allenatore, Pasqualino Giangrossi, che schiva ogni critica con determinazione, la fa molto semplice: “Ci hanno offerto una giocatrice senza dirci del suo passato da uomo. L’ho scelta per le sue doti e l’ho accolta come donna. Per me è semplicemente una persona che sa giocare bene a pallavolo”. D’altronde, è tutto regolare. Sulla carta, Tiffany è a tutti gli effetti una donna. Tant’è che, ai dubbi sollevati da Mauro Fabris, presidente della Lega femminile, il quale ha intenzione di chiedere una regolamentazione precisa a Coni e Federazione, il coach di Palmi risponde così: “Mi aspetto ricorsi, però saranno basati sul nulla. Le regole dicono che chi è legalmente donna è eleggibile: abbiamo aspettato i documenti e abbiamo tesserato la giocatrice. Cambiare sesso non è una passeggiata: Tifanny mi ha raccontato quanto ha sofferto”. In effetti, immaginiamo che difficilmente – in nome di una Costituzione invocata a convenienza – passerebbe il vaglio del politicamente corretto giurisprudenzial-burocratico un regolamento che discriminasse chi ha cambiato sesso, ma la domanda da porsi piuttosto è se tutto questo, formalità a parte, sia davvero corretto e se un’uguaglianza artificiale può essere imposta ignorando la realtà dei fatti, che dopo tutto è realtà anche legale. Certo, esistono atlete altrettanto prestanti, è vero, ma è anche vero che quelle atlete lo sono in quanto donne e non in quanto uomini che hanno cambiato sesso, con l’oggettivo vantaggio ‘biologico’ che se n’è tratto in termini di prestanza fisica. Giangrossi si difende: “da quando è donna, Tiffany ha perso il 60% della sua forza: prima schiacciava a 3,60, ora a 3,15”. Ma, limitandoci ad osservazioni scontate, il cambiamento non ha chiaramente mutato la sua imponente stazza.
Il Corriere, forse a ragione, non ha dubbi, però, su come andrà a finire la vicenda. Perché Tiffany, spiega il giornale di via Solferino, “oltre che su un’indubbia prestanza fisica, a partire dalla trasferta a Chieri (Torino) del weekend potrà contare su molto altro”: “l’affetto cameratesco e protettivo delle compagne, che l’hanno già eletta Grande Sorella”, spiega, ma anche e soprattutto “l’apertura a tappe forzate di un mondo sempre più fluido e globalizzato anche nella (ex) divisione de generi”. Ecco, appunto, il concetto centrale su cui riflettere: siamo già arrivati al punto che i generi sessuali fanno ufficialmente parte del passato? Ed è normale che sia così? Ed è normale che si debba arrivare a questo “a tappe forzate”? Se siete tutti d’accordo va bene, ci adegueremo. Tanto vale, però, abolire la suddivisione dei campionati sportivi in maschili e femminili. E visto che i generi non esistono e siamo tutti uguali, toglietevi dalla testa che poi, per garantire la giusta rappresentanza alle donne, ci piazzate in maniera altrettanto forzata le quote rosa: sarebbe inaccettabilmente sessista. Del resto, dovreste anche, per prima cosa, in nome della stessa ideologia che vuole un mondo ‘fluido’ e senza frontiere, abolire anche gli Stati stessi. Saremmo proprio curiosi di vedere, poi, chi tutelerebbe gli assurdi diritti che i campioni dell’antisessismo, dell’antirazzismo e dell’anti-tutto-ciò-che-rende-il-mondo-ricco-di-diversità pretendono di imporci.
Emmanuel Raffaele
2 comments
A questo punto, se è ammesso il cambio di sesso allora non vedo quale pregiudiziale ci possa essere nella pratica del Doping… posso anche essere d’accordo che la pratica del cambio di sesso sia dolorosa e sofferta, ma è una questione di principio, come le gambe tecnologiche di Pistorius. E poi anche il doparsi può essere una decisione sofferta e dolorosa, visto che ormai si sa che potrebbe sfociare in tumori o problemi fisici futuri.
La sportività dei radical chic. Ho ragione io, quindi anche se una transessuale vince il campionato di sollevamento pesi femminile, come ovviamente sarebbe vista la diversa morfologia, è sportivo e basta. E se le sollevatrici di pesi sconfitte provano a sollevare obiezioni sulla sportività, sono transofobe bigotte. Capisco il silenzio delle giocatrici. Ormai il terrore dello stigma paralizza e rende muti.