
Del resto la Tunisia continua a essere un serbatoio pressoché infinito per miliziani dell’Isis, tanto sul fronte siriano che nelle azioni terroristiche in Europa. Insomma, bisognerebbe andarci con i piedi di piombo, tanto più se l’impegno da parte loro consta di duecento immigrati rimpatriati al mese. I quali non è poi chiaro che fine facciano, peraltro. I rifugiati a cui viene accolta la domanda di asilo avrebbero infatti diritto a ripartire verso l’Italia o il resto d’Europa, attraverso “corridoi umanitari”. Qui il pasticcio è totale, perché, di fatto, di questi immigrati girati alla Tunisia nessuno sa cosa farne. In primo luogo non si sa bene come accoglierli e garantire loro una sistemazione dignitosa. L’idea che circola è quella di far gestire i campi tunisini all’Alto commissariato per i rifugiati e all’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Capirai. Poi non si capisce bene chi è che, sul luogo, sarà deputato a stabilire chi debba ripartire per l’Italia come profugo e chi no: giudici tunisini non avrebbero titolarità a decidere sulle richieste d’asilo verso un Paese Ue, giudici europei non avrebbero legittimità a operare in territorio tunisino.
Un rompicapo non da poco, con un ulteriore rischio dietro l’angolo: che la Tunisia diventi essa stessa la metà di tutti coloro che vogliono fare domanda d’asilo in Europa, se si sparge la voce che da lì partono corridoi umanitari per la Ue. Sarà disposto, l’ambiguo governo tunisino, ad avallare la trasformazione delle sue coste in un campo profughi per mezza Africa?
Adriano Scianca
1 commento
O soldi o piombo
Ci dice la tunisia
E noi a chinare il capo