
Secondo i programmi, del resto, l’uomo, dopo averla sposata, l’avrebbe portata in Egitto, in casa della suocera, dove sarebbe stata tenuta sotto controllo e al riparo da qualsiasi tentazione ribellistica. Lì, le materie insegnate nelle scuole occidentali non le sarebbero servite. La polizia si è subito attivata e ha incontrato la ragazzina a scuola insieme alla dirigente scolastica. Tra tre giorni i suoi le hanno fissato la cerimonia di fidanzamento. Quando ha visto sistemato in camera sua il vestito rosso da sposa acquistato dal suo futuro marito ha tentato il suicidio tagliandosi i polsi.
Visti l’imminente scadenza del matrimonio combinato ed il fatto che era sempre accompagnata dai parenti, i poliziotti, in accordo con il tribunale di minorenni, hanno individuato, tramite l’Ufficio Minori del Comune, una comunità idonea dove ospitarla. A distanza di qualche giorno gli agenti del Commissariato sono andati a trovarla in comunità e hanno detto di averla trovata serena, anzi felice. La ragazzina aveva ripreso ad andare a scuola e era decisamente più tranquilla. Aveva avuto modo, inoltre, di incontrare nuovamente Sofia, la sua migliore amica e compagna di classe, la prima a cui aveva confessato la sua sofferenza. Era stata proprio Sofia a prestarle un telefonino per chiamare il 114. La madre si sarebbe invece allontana da Torino con gli altri tre figli, due bambine di tre e sei anni e un ragazzino di 12.
Giuliano Lebelli