
Nel corso della sua visita nel Paese il Papa aveva celebrato la Messa vicino al confine e Trump aveva definito il Pontefice una “persona molto politica”, che “non capisce i problemi che ha il nostro Paese” e il “pericolo del confine aperto che abbiamo con il Messico”. Da lì era partita una serie di frecciate reciproche, per questo l’incontro di fine maggio in Vaticano è un appuntamento molto atteso dalle diplomazie internazionali. I temi principali dell’agenda dell’incontro sono proprio i migranti e la Siria.
Un viaggio, quello del Presidente americano, che come vedremo incontra le tre grandi religioni monoteiste, e il suo annuncio è stato fatto in occasione della firma da parte del presidente Usa di un ordine esecutivo sulle libertà religiose, destinato ad alleggerire il divieto all’attività politica di chiese e altre istituzioni che godono di esenzione fiscale.

Una volta arrivato in Israele e Palestina, Trump vuole rilanciare il processo di pace tra i due popoli, forte anche del recente incontro alla Casa Bianca con il presidente palestinese Abu Mazen. Tuttavia le date del viaggio coincidono con i giorni in cui in Israele si celebreranno i 50 anni della guerra del 1967, che ha sancito per gli ebrei l’unificazione di Gerusalemme e per i palestinesi la sua occupazione definitiva dei quartieri oltre la linea verde. Non ci sarebbe da stupirsi se per l’occasione il presidente Trump, che a Gerusalemme sarà raggiunto dalla figlia Ivanka e dal genero Jared Kushner, rilanciasse in pompa magna la questione del trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Anche perché il 1° giugno termina l’effetto dell’ordine presidenziale con il quale Barack Obama congelò per sei mesi l’applicazione della legge che impone il trasferimento di detta ambasciata.
A coronare il tutto, alla fine del viaggio, il G7 della Nato a Taormina, il 26 e 27 maggio, dove Trump discuterà di cooperazione multilaterale e di relazioni bilaterali con l’Italia.