
L’uccisione rituale del padre, che per Freud era all’origine della civiltà, ne suggella invece la fine. La figura paterna, in effetti, acquisisce col passare del tempo connotati sempre più stridenti con lo Zeitgeist. A trionfare, però, non è tanto la madre, quanto una melassa svirilizzante solo apparentemente femminile (in realtà quando sparisce il maschio e i padre, anche la madre e la donna si disintegrano. E viceversa, del resto. È la regola di ogni organicismo).
Nelle serie tv americane, il padre è sempre una figura ridicola, privo di vera autorità, di fatto asservito alla moglie e ritratto come un eterno bambinone. Si tratta della deformazione parodistica della verticalità tipica della figura maschile, che porta appunto ad avere “la testa fra le nuvole”.
Nelle librerie, in compenso, trionfa un misto di odio e disagio, proprio attorno alla figura del padre. Se Antonio Polito, nel suo Contro i papà se la prende in realtà con i padri attuali, proprio perché inadeguati al loro ruolo tradizionale, è decisamente più eloquente Gli sdraiati di Michele Serra, in cui il corsivista di Repubblica dipinge con tratti apocalittici la nuova generazione dei figli passati dalla posizione eretta a quella orizzontale, avvolti nelle loro felpe e isolati grazie ai loro oggetti tecnologici. Una generazione che vive in un mondo dove “tutto rimane acceso, niente spento, tutto aperto, niente chiuso, tutto iniziato, niente concluso”.
Eccola, la buona borghesia progressista, piangente nel rimpianto di una verticalità pure disprezzata in ogni modo, di una autorità già demolita pezzo dopo pezzo, di un senso che essa stessa ha eroso giorno dopo giorno. Buona festa del genitore 2, idioti.