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Da Al Jazeera ad al-Jolani: chi è il nuovo consigliere del regime jihadista siriano

by Sergio Filacchioni
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Al Jazeera

Roma, 4 ago – Il nome di Ahmad Muwaffaq Zaidan, per anni noto come firma autorevole di Al Jazeera nei teatri di guerra islamici, torna oggi al centro del dibattito internazionale con un annuncio che ha il sapore della beffa. Secondo fonti legate all’opposizione siriana, Zaidan sarebbe stato nominato consigliere speciale da Abu Mohammad al-Jolani, attuale leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e volto ufficiale del nuovo regime jihadista siriano.

Da Al Jazeera ad Al-Qaeda

Una scelta tutt’altro che simbolica: Zaidan non è solo un giornalista con profonde radici nel mondo islamista, ma un uomo che negli anni ha saputo costruire relazioni dirette con i vertici di Al-Qaeda, a partire da Osama bin Laden stesso, con cui avrebbe condiviso non solo interviste, ma orientamenti ideologici e operativi. Nato a Damasco nel 1955, Ahmad Zaidan si è formato tra Siria e Pakistan, dove ha iniziato a seguire da vicino i movimenti mujahidin durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Divenuto un volto noto di Al Jazeera, ha saputo conquistare l’accesso esclusivo a figure chiave del jihad globale. Ma questo privilegio ha un prezzo: secondo documenti trapelati da Edward Snowden, Zaidan sarebbe stato identificato dalla NSA come un “membro a pieno titolo di Al-Qaeda“, e non un semplice simpatizzante o cronista embedded. Le accuse sono sempre state respinte dal diretto interessato, ma resta il fatto che la sua voce sia stata spesso veicolo delle rivendicazioni di Al-Qaeda, in un perfetto equilibrio tra informazione e propaganda.

La strada per la legittimazione

La sua nomina da parte di al-Jolani – ex Isis, ex comandante del Fronte al-Nusra (nel 2011, su ordine del comandante dello Stato Islamico Abū Bakr al-Baghdādī, al-Jolani fu inviato in Siria con l’obiettivo di combattere Assad) segna un passaggio cruciale. HTS, pur formalmente staccatosi da Al-Qaeda, mantiene metodi e ideologia fortemente islamiste. Il gruppo controlla oggi ampie porzioni della Siria nordoccidentale, mentre il suo governo viene ricevuto in Europa, a Mosca e a Baku. In questo contesto, l’apporto di un uomo come Zaidan appare strategico: un comunicatore abile, con legami nei media panarabi e occidentali, e un passato che lo rende credibile presso le frange più radicali del jihadismo sunnita. Nel frattempo, l’Occidente tace. Anzi, alcuni osservatori rilevano come, negli ultimi mesi, il volto “riformato” di al-Jolani abbia attirato sempre più attenzioni da parte di attori internazionali, interessati a contenere l’influenza iraniana nella regione, anche a costo di legittimare ex membri di Al-Qaeda.

Il jihadismo riciclato

L’ascesa di Ahmad Muwaffaq Zaidan a consigliere speciale del nuovo regime jihadista in Siria è molto più di una nota di colore: è il simbolo di un’epoca in cui il jihadismo, che dal 2001 è stato innalzato a nemico pubblico numero uno dell’opinione pubblica mondiale, sta cambiando volto (ma non sostanza). E lo fa proprio grazie agli eventi – guerre, occupazioni, destabilizzazioni – innescati dall’11 settembre.

Sergio Filacchioni

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