
Nel periodo solstiziale ricordiamo i Saturnalia, evento unico nel suo genere, dove si ripetono riti gioiosi e liberali di tipo carnevalesco; qui venivano abolite le leggi sociali e c’era un’inversione di ruoli, dove plebei e patrizi sedevano allo stesso tavolo e si eleggeva un re tra i più derelitti o tra i più giovani della comunità. Alla fine di questo evento, in onore di Saturno, veniva ristabilito l’ordine con la messa a “morte” del caos. Questi avvenimenti pre-carnevaleschi erano tutt’altro che spensierata parentesi di evasione, bensì periodi carichi di valenze sacre. La morte è un elemento costantemente presente in questi avvenimenti e va a rappresentare la fine di un ciclo per poi preludere ad un nuovo ordine nel segno della fecondità e dell’abbondanza. La messa a “morte” del caos è quindi la morte del “Re di Carnevale”, momento che si sviluppava sempre alla fine dei “festeggiamenti”, il tutto contornato come sempre da un’atmosfera di ebbrezza, risa, canti e trasgressione. In tutto questo il “Re” veniva accompagnato dai carri, dove il loro movimento richiama lo scorrere del tempo nel compimento dell’evento “fatale”, e cioè la fine dell’anno segnata dal movimento degli astri. Lo scorrere ha un valore simbolico, che si può ritrovare anche nella corsa dei Luperci, nel saltare dei Salii in onore di Marte (il 1 di marzo), e tra la fine di febbraio e la prima metà di marzo agli Equirria, le corse dei cavalli che propiziavano anche questi il Dio della guerra. La fine di questo ciclo avveniva in febbraio (da februare=purgare, purificare), in quanto era il mese ultimo dell’anno, e ne iniziava uno nuovo a marzo, il quale era il primo mese, in attesa dell’equinozio di primavera, affermazione della vita e quindi della rinascita.
Il nome odierno di Carnevale, deriva da Car Naval, e cioè Carro Navale, il quale nel Medio Evo, veniva chiamato “stultifera navis”, la nave dei folli. Festività affini le ritroviamo anche in altre popolazioni di ceppo indoeuropeo, le quali venivano svolte sempre nei periodi tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo. In Grecia si svolgevano le Antesterie; la Festa, della durata di tre giorni, veniva celebrata in onore del dio Dioniso (rappresentato con corna e zampe caprine, talvolta giovane, corrisponde a Pan, “tutto”, ed è un dio silvestre), e prevedeva nel primo giorno il riempimento di brocche con il vino, il secondo giorno al tramonto iniziava la festa, dove si formava un corteo composto da satiri suonatori di flauto, portatori di ghirlande, maschere, un toro sacrificale e una barca trainata su quattro ruote proveniente dal mare. Il terzo giorno aveva carattere funerario, in quanto la festa era anche dedicata ai defunti. Anche in India troviamo un avvenimento carnevalesco, la festa di Holì, ed anche in questa circostanza troviamo riti di fertilità, sfilate di carri allegorici, momenti erotici e burleschi, con la presenza delle maschere. Possiamo quindi concludere, rimarcando il fatto che il Carnevale, svolgendosi nell’ultimo mese, era la Festa per “liberare” le ultime energie e scorie dell’anno, e quindi giunge il momento per rinnovarsi e ritemprarsi facendo rifiorire la vita e lo spirito, come la natura ritornerà a fiorire con la primavera.
Marzio Boni