Roma, 23 ott — L’articolo 18 del disegno di legge di Bilancio 2026 introduce una modifica sostanziale alla disciplina della distribuzione dei dividendi nell’ambito del reddito d’impresa, intervenendo sugli articoli 59 e 89 del TUIR (D.P.R. 917/1986).
Preoccupazioni sulla nuova Legge di Bilancio
Assoholding, Associazione di categoria delle Holding italiane, esprime la propria preoccupazione per le conseguenze sistemiche di tale intervento, che rappresenterebbe un arretramento strutturale rispetto ai principi di coerenza e stabilità del sistema tributario italiano. La proposta prevede che, a decorrere dal 1° gennaio 2026, le distribuzioni di utili, riserve o altri fondi deliberate da soggetti IRES possano beneficiare dell’esclusione dalla base imponibile — pari al 41,86% per gli imprenditori IRPEF e al 95% per i soggetti IRES — solo se la partecipazione nella società erogante non è inferiore al 10%. La condizione si applicherebbe anche ai dividendi di fonte estera provenienti da società residenti in Stati inclusi nella cosiddetta white list.
Stravolgimento degli assetti vigenti
In assenza della soglia minima del 10%, i dividendi concorrerebbero integralmente alla formazione del reddito imponibile, con un effetto di duplice imposizione economica sullo stesso utile: la prima in capo alla società che lo produce e la seconda in capo a quella che lo percepisce. Se approvata, la norma stravolgerebbe l’assetto vigente della tassazione dei dividendi, minando principi cardine della fiscalità d’impresa consolidati da oltre vent’anni e introdotti con la riforma IRES del 2003, che istituì il regime della dividendexemption con la finalità di garantire la neutralità fiscale e prevenire la doppia imposizione lungo la catena partecipativa. Assoholding invita il legislatore a rivalutare l’impianto dell’articolo 18 per evitare effetti distorsivi su innovazione, investimenti e competitività del tessuto imprenditoriale nazionale.
La Redazione