Roma, 13 ago – Nell’antica religione romana Giano era il Dio che poteva guardare il passato e il futuro. Qualche tempo fa, proprio nel mese dedicato al Divum Pater vi abbiamo parlato dell’imbroglio verde sui fondi europei versati alle lobby ambientaliste. Casualità – o forse no – in quei giorni Francesco Perizzolo (già autore per Passaggio al Bosco di una fitta trilogia sull’alfabeto runico) stava ultimando la sua ultima fatica, “Oltre il codice. Hacker, Natura e il Destino dell’Europa”. Un libro che tratta genesi, sviluppo e applicazioni delle politiche green provando – appunto – a (ri)scrivere il nostro futuro partendo dall’analisi di un vecchio testo universitario. Ma andiamo con ordine.
Un manifesto hacker
Uscito negli Stati Uniti d’America nel 2004 e arrivato in Italia l’anno successivo “A Hacker Manifesto” è un volume edito dall’Università (privata) di Harvard. Scritto da McKenzie Wark, un professore australiano diventato poi una trans woman, il volume mette nero su bianco la triste fine della classe hacker, nata incendiaria e morta nelle vesti di pompieri – del sistema. In un contesto dove tutto deve essere riplasmato – “niente politica, niente identità, niente appartenenza” – gli hacker, elaborando informazioni (siamo pur sempre nell’era del metadato) fungono da stampella operativa per l’unica realtà mai messa in discussione. La classe dominante, ovviamente. Nessuna rivoluzione in vista, la creatività viene azzerata: solamente un taglia e incolla utile a configurare un mondo diverso da quello che l’Europa ha sempre conosciuto. Un modus operandi che, come fa notare Perizzolo ritorna nella questione ambientale: la crisi del greggio e l’imminenza di una nuova era glaciale negli anni ‘60 e ‘70, poi le piogge acide e, sul finire del secolo scorso, il buco nello strato di ozono. Oggi, con il solito dogma dell’origine antropica, ecco il riscaldamento globale.
Oltre il codice
Attingendo direttamente da fonti dirette – documenti consultabili sui siti ufficiali, da quello dell’Unione Europea in giù – e forte della propria esperienza lavorativa sul campo l’autore di “Oltre il codice” ci dimostra come l’europeismo mainstream, ideologicamente nato tra gli antifascisti confinati a Ventotene abbia da sempre lavorato contro i popoli del Vecchio Continente. A ben vedere fin dalla creazione della Ceca (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) si parla di una fumosa pace globale senza toccare il punto della potenza continentale. È il taglia e incolla di cui sopra, nel quale la connessione avviene tramite dissoluzione delle varie identità nazionali. Mai in una loro integrazione verticale. Nella sua analisi Perizzolo approfondisce anche il concetto – oggi violentato ma – schiettamente europeo di sostenibilità, equilibrio tra “elaborazione umana delle manifestazioni autonome della natura” e queste ultime (ovvero agricoltura e foreste vergini). Come sopra, anche nel green, al di là della retorica, nulla ha intaccato il potere della classe dominante, del capitalismo propriamente detto.
Non ci resta che correre
Al contraente, con un ritmo sempre più incalzante, ad essere a rischio è l’asse verticaleche lega terra, uomini e cielo. Il Green Deal (e tutto quello che gira intorno al Patto Verde) mira infatti alla distruzione di quel ponte originario – non un generico ambiente, ma la Natura europea – che con la sua sacralità assicura il rigenerarsi del Nesso di Civiltà. Nonostante una dichiarata “funzione dissolutiva e appiattente” l’UE ha messo però sotto lo stesso tetto, in un unico contenitore, i popoli europei. Il futuro, a patto di volerlo, insomma rimane nelle nostre mani. Gli antichi relazionavano il nome di Giano con il concetto di movimento. Secondo Macrobio “il mondo va sempre, muovendosi in cerchio e partendo da sé stesso a sé stesso ritorna”. L’eterno ritorno all’Origine di cui ci parla Perizzolo nelle conclusioni di “Oltre il codice”. Ecco, per dirla con Adriano Scianca, curatore della prefazione, non ci resta che correre. Ancora più forte dei nostri nemici.
Marco Battistini