Roma, 17 set – Che mondo sarebbe senza le virtuose e integerrime – lo spirito protestante lo impone – banche del nord Europa? A leggere i numeri, probabilmente un mondo con svariate centinaia di miliardi di titoli tossici – quindi di potenziali gravissimi problemi – in meno.

La principale imputata, neanche a dirlo, è la Germania. Nei circoli finanziari globali circola un simpatico appellativo: “Gli idioti di Dusseldorf” (non che gli altri abbiano brillato per lungimiranza, ma il caso tedesco è da manuale) a designare una curiosa scarsa propensione, da parte degli istituti di Berlino e dintorni, a capire bene dove investire i soldi dei propri correntisti. Si veda ad esempio il caso dei titoli di Stato ellenici, sui quali i banchieri di frau Merkel si erano a suo tempo gettati a capofitto. La lezione greca non è però servita, se è vero che fra Deutsche Bank e Commerzbank i titoli tossici in pancia ammontano a decine di miliardi di euro a fronte di situazioni patrimoniali delicate: basterebbe un minimo calo del valore degli attivi (nel caso di Deutsche anche pochi punti percentuali) per portare a zero il capitale, con rischi di effetto contagio su quelle banche territoriali che – alla faccia dell’unione bancaria – sono rimaste al di fuori della vigilanza unica Ue. Forse perchè anch’esse, tra landesbanken e sparkasse, sono zeppe di spazzatura?
Filippo Burla
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