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Raid al liceo Da Vinci di Genova: all’armi non sono squadristi

by Francesca Totolo
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Roma, 29 ott – Quante volte la sinistra ha urlato istericamente all’allarme fascismo in merito a fatti di cronaca? Ricordiamo l’uovo razzista contro l’atleta italo-nigeriana Daisy Osakue che poi si scoprì essere stato lanciato dal figlio di un consigliere del Pd e da due suoi amici. Non scordiamoci l’indignazione per le svastiche sui muri di Brescia e il successivo silenzio quando poi vennero fermati due pakistani. E la targa in memoria di Samb Modou e Diop Mor distrutta a Firenze? Si scoprì successivamente il responsabile: un 24enne marocchino. Testate come Fanpage cancellarono addirittura agli articoli dove incolpavano i fascisti. Esistono decine di questi episodi finiti come un boomerang in faccia agli antifascisti.

Ma il più clamoroso è quello di Fabio Mura, segretario genovese della Fillea Cgil, che denunciò di aver subito un’aggressione squadrista lo scorso aprile. Fu organizzata perfino una manifestazione contro il fascismo nel quartiere di Sestri Ponente, a cui parteciparono diversi esponenti politici come Silvia Salis e Andrea Orlando. “Dobbiamo respingere con forza ogni attacco alla nostra democrazia e alla nostra Costituzione”, tuonò l’ex ministro dem della Giustizia. Nemmeno il tempo di ammainare le bandiere rosse, arrivò la tragicomica verità: il sindacalista Mura si era inventato l’aggressione squadrista, aveva ritirato la denuncia e era finito nel registro degli indagati per simulazione di reato. Queste vicende avrebbero dovuto essere un adeguato monito per la sinistra. Prima di gridare sguaiatamente al fascismo, attendere almeno l’avvio delle indagini. E invece no. La sinistra e i media dem sono saliti subito sulla barricata antifa dopo il raid vandalico al liceo Da Vinci di Genova.

Quella scritta è la firma dei maranza

Appena è stato scoperto il raid vandalico all’interno del liceo Da Vinci di Genova, sono partiti i soliti strilli degli esponenti politici di sinistra, supportati dalla stampa allineata. Non hanno atteso le indagini degli inquirenti e non hanno nemmeno ascoltato le parole dei collettivi rossi di quella scuola. Subito hanno decretato che quella incursione fosse firmata dal fascismo.

All’indomani del raid, in un comunicato, il collettivo studentesco Leonardo Da Vinci ha sottolineato: “Noi studenti vogliamo che l’attenzione sia sull’accaduto e non sul possibile movente politico, perché i ragazzi che hanno fatto irruzione molto probabilmente non sanno nemmeno cos’è il fascismo”. Gli studenti presenti, che stavano occupando il liceo e hanno assistito all’assolto, hanno testimoniato che “i teppisti farebbero parte di un gruppo di maranza (giovani stranieri e immigrati di seconda generazione) e avrebbero tra i 15 e i 17 anni”. A questo punto, vengono pubblicate altre immagini, oltre a quella di una svastica: “Free Sosa” campeggia su un muro della scuola. Sosa, o alternativamente Chief Keef, pseudonimo del rapper afroamericano Keith Farrelle Cozart, è stato arrestato diverse volte per reati legati allo spaccio, resistenza a pubblico ufficiale, sparatorie, violazione della libertà vigilata e pestaggi. Quel “Free Sosa” è diventato virale anche in Italia attraverso i rapper di origine nordafricana e i loro fan.

Il giustificazionismo della sinistra

Così diverse testate, come Il Secolo XIX, hanno cercato di cambiare versione, affermando che potrebbero essere stati i maranza, i quali “avrebbero una collocazione politica vicina alla destra”. Quindi, parte la solita campagna di giustificazionismo verso questi branchi che stanno tenendo in ostaggio interi quartieri della città italiane. “Il blitz notturno opera di membri della subcultura (maranza) che ama provocare: una reazione al rischio di marginalizzazione”, scrive il quotidiano con sede a Genova, il quale poi sconfessa quanto scritto il giorno precedente: “Le formazioni di estrema destra invitano a sfidare la ‘cultura maranza’”.

Poi arrivano le prime identificazioni dei giovani che hanno preso parte al raid. “Sono ragazzini tra i 15 e i 17 anni che sui social raccontano un mondo di violenza e denaro, riconducibile ai ‘maranza’: gruppi di minorenni che abitano soprattutto le periferie delle città del nord Italia, spesso stranieri di seconda generazione, talvolta responsabili di comportamenti violenti”, scrive Repubblica sull’edizione di Genova.

Maranza di destra? No, assoldati dall’estrema sinistra

Da Torino alle piazze pro Pal, è ormai palese che l’estrema sinistra abbia arruolato i “maranza” per fare il lavoro sporco durante le manifestazioni. I primi a intuirne l’utilità sono stati i leader del centro sociale Askatasuna. Nel fascicolo del Gip di Torino, si leggeva dei primi tentativi di approccio tra gli antagonisti e i giovani nordafricani. Durante le proteste contro il lockdown del 26 ottobre 2020 a Torino, ai manifestanti pacifici, si erano uniti diversi militanti di Askatasuna e alcune bande di giovani nordafricani che, approfittando del caos, saccheggiarono i negozi del centro. “Erano 50 a saccheggiare via Roma (a Torino, ndr). Vivono da schifo (…) Si pigliano tutto lo schifo (…) Ne bastano due, tre di loro”, aveva spiegato Umberto Raviola di Askatasuna all’antagonista vicentino Francesco Pavin.

Il 22 settembre, durante l’assalto alla manifestazione pro Pal a Milano, si scorgevano perfettamente i volti dei “maranza”, come evidenziato anche dal Corriere della Sera: “Ci sono studenti. Ragazzi e adulti. Ma a crescere costantemente col passare dei minuti è il ‘peso’ numerico dei ‘maranza’. Che in questa lunga giornata milanese assomigliano più ai casseur parigini. Sono italiani, stranieri, ragazzi di seconda e terza generazione”.

La presenza dei giovani nordafricani è ancora più numerosa a Torino, durante l’assalto alle Ogr (ex Officine grandi riparazioni) dove si stava tenendo l’Italian Tech Week. Tra i più violenti negli scontri, minorenni quasi tutti egiziani, spesso con precedenti, alcuni appartenenti alle cosiddette baby gang. Al reclutamento dei maranza, ci ha pensato Askatasuna, come già successo l’8 gennaio scorso, in occasione del corteo per Ramy sfociato nella violenza. Il copione è stato il medesimo. Ad affermarlo, pure la prefettura torinese.

Lontani da ogni appartenenza politica

Anche in questo caso, è partito il consueto giustificazionismo. “I ragazzi immigrati si sentono rifiutati e sfogano la rabbia“, ha affermato il sociologo Franco Prina intervistato da La Stampa, il quale pure sostenuto che i centri sociali “hanno una spontanea tendenza ad accogliere tutti senza discriminare”.

Alla luce di quanto evidenziato, non si può certamente affermare che i maranza abbiano una collocazione politica vicina alla destra. Altri Paesi europei, tra cui la Francia, spiegano perfettamente che i giovani nordafricani siano lontani da ogni appartenenza politica ma vengano assoldati dall’estrema sinistra per infiammare letteralmente le piazze. Come nella rivolta delle banlieue, in seguito alla morte del 17enne franco-algerino Nahel Merzouk nell’estate del 2023.

Francesca Totolo

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