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Samp/T contro Patriot: l’Europa prova a liberarsi dalle catene militari Usa

by Sergio Filacchioni
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Samp/T

Roma, 21 lug – L’Europa muove un passo concreto verso l’autonomia militare. Dopo anni di sudditanza nei confronti delle armi americane, arriva sul mercato la nuova versione del sistema di difesa aerea Samp/T NG, progettata e prodotta dalla joint venture italo-francese Eurosam (MBDA e Thales). Il bersaglio? Non solo i missili russi, ma anche e soprattutto il monopolio industriale e geopolitico degli Stati Uniti. Il rivale da battere si chiama Patriot, il sistema di difesa aerea che dal Golfo Persico all’Ucraina è diventato sinonimo di protezione missilistica sotto marchio a stelle e strisce. Ma ora la partita si riapre.

Samp/ T: un sistema più moderno e versatile

Secondo i tecnici di Eurosam, il nuovo Samp/T non solo compete col Patriot, ma in certi aspetti lo supera. Il radar, ad esempio, è in grado di controllare l’intero spazio aereo a 360 gradi, cosa che il Patriot oggi non può fare senza l’aggiunta di componenti in via di sviluppo (e che gli Usa prevedono di mettere in campo non prima del 2029). Altro punto di forza: i lanciatori verticali, che consentono ai missili Aster di essere sparati in qualsiasi direzione, aumentando la prontezza operativa. Il nuovo Aster B1NT, ridisegnato da MBDA, ha una gittata superiore ai 145 chilometri, ben oltre il precedente modello e con prestazioni più avanzate rispetto a molte versioni del Patriot. In più, il Samp/T NG richiede solo 15 operatori per essere dispiegato, contro i circa 90 necessari per una batteria Patriot americana. Efficienza e rapidità, valori che per una volta parlano europeo.

La lunga ombra di Washington

Nonostante questi progressi, il dominio americano nel settore resta forte. Il Patriot ha accumulato oltre 240 ordini da 19 Paesi, mentre il Samp/T ha venduto appena 18 batterie, quasi tutte a Italia, Francia e Singapore. In Ucraina il Patriot è stato elogiato per l’abbattimento di missili russi, sebbene ultimamente abbia mostrato limiti contro i nuovi vettori ipersonici di Mosca. Il Samp/T, dal canto suo, ha avuto qualche difficoltà con i missili balistici più manovrabili, ma da Kyiv arrivano comunque i primi feedback positivi. Il problema principale? Come spesso accade in Europa, è la produzione. Mbda fatica a tenere il passo con le richieste di missili Aster. L’anno scorso, davanti ai ritardi, Parigi ha persino minacciato di nazionalizzare la linea produttiva per evitare che tutto si blocchi. Ora l’azienda promette di aumentare la produzione del 50% entro il 2026. Staremo a vedere.

L’attacco mediatico contro il Samp/T

Ma c’è di più: negli ultimi mesi, diverse testate americane hanno avviato una vera e propria campagna di delegittimazione mediatica contro il Samp/T NG. Dai report di Bloomberg alle analisi di Defense News, si moltiplicano gli articoli che ne enfatizzano i limiti e mettono in dubbio la sua affidabilità, nonostante i primi riscontri positivi dall’Ucraina. Un comportamento che non stupisce: per Washington, l’idea che l’Europa possa affrancarsi dal dominio militare americano fa paura. La macchina della propaganda industrial-militare statunitense si è quindi messa in moto, cercando di minare la credibilità del progetto italo-francese proprio nel momento in cui si affaccia sul mercato globale. Del resto, come ammettono apertamente alcuni analisti della difesa USA, un sistema europeo alternativo al Patriot significa per gli Stati Uniti miliardi di dollari in contratti persi e una fetta di potere geopolitico in meno.

Verso un’industria della difesa europea?

La vera posta in gioco non è solo tecnologica, ma politica e identitaria. La dipendenza militare dagli Usa è un tema che riguarda direttamente la sovranità europea. Oggi il continente produce in casa navi, sottomarini, veicoli blindati e artiglieria, ma per missili, droni e caccia di ultima generazione resta largamente subalterno al complesso militare-industriale americano. Gli Stati Uniti controllano il 43% del mercato globale di armamenti, in crescita rispetto al quinquennio precedente. E anche in Europa c’è chi continua a comprare americano: basti pensare al recente ordine britannico di nuovi F-35, i cacciabombardieri Usa considerati i più avanzati al mondo. Non mancano però segnali di cambiamento. In Danimarca, il parlamentare Rasmus Jarlov – che nove anni fa sosteneva l’acquisto di F-35 – oggi afferma: «Vogliamo un sistema di difesa da un alleato stabile e affidabile, non da chi ci minaccia». Parole che risuonano forti dopo le provocazioni di Trump e la sua politica di “America First”.

Un’occasione da non perdere

Per l’Italia, il nuovo Samp/T rappresenta un’occasione storica: quella di smettere di essere il fanalino di coda della geopolitica atlantista e iniziare a recitare un ruolo da protagonista nello scenario della difesa europea. Ma per riuscirci servono decisioni politiche coraggiose, investimenti strutturali e soprattutto la volontà di sganciarsi da certe dipendenze industriali e strategiche. In gioco non ci sono solo contratti miliardari, ma la dignità e la sicurezza di tutta l’Europa.

Sergio Filacchioni

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