Roma, 28 mag – La fortunata serie targata HBO tratta dall’omonimo videogioco sviluppato da Naughty Dog è arrivata, tra discussioni e polemiche, alla conclusione della seconda stagione. Un prodotto che, soprattutto grazie all’enorme successo della prima stagione, ha innegabilmente proiettato un immaginario ricco e complesso all’attenzione del grande pubblico riuscendo ad uscire dalla “nicchia” videoludica. Per giocatori e appassionati The Last of Us non è per nulla una novità, anzi: un cult imprescindibile nel mondo del gaming considerato un vero e proprio capolavoro ormai da anni.
The Last of Us riattiva archetipi di forza, tribalismo e gerarchia
Forse anche per questo motivo la stagione appena conclusa ha lasciato un po’ di amaro in bocca di fronte alla mancata trasposizione di alcuni aspetti fondamentali della saga. Poca attenzione alle dinamiche tra le varie fazioni in lotta e atmosfera troppo confezionata sulla storia d’amore tra Ellie e Dina che ha messo in secondo piano il clima disperato, crudele e feroce che caratterizza l’intera vicenda. In sintesi, una storia piatta che non è riuscita a riproporre i fasti della prima stagione. Ma, mettendo da parte polemiche e imprecisioni varie, il potente immaginario della serie si conferma un pugno al cuore, facendo ben sperare per progetti futuri. Il mondo post-apocalittico di The Last of Us riattiva archetipi di forza, tribalismo e gerarchia in netto contrasto con quella moralità precedente al crollo, ovvero la nostra società e le sue finte verità assolute.
Crollo della morale e codici eterni
L’inizio di The Last of Us è segnato dalla pandemia di Cordyceps (fungo parassita che rende gli umani dei veri e propri zombie infetti), un evento apocalittico che fa crollare il mondo fino ad allora conosciuto. Un’originaria non-origine che, attraverso desolazione e morte, scompagina e trasforma ogni cosa: una fine che si rivela essere in realtà un nuovo inizio. Il collasso della civiltà riattiva logiche irrazionali profonde nella storia, riportando in azione la legge della forza e della guerra attraverso la creazione di un nuovo paesaggio dove debolezza, compassione, universalismo e altri orpelli democratici diventano veri e propri pericoli invece che virtù. Cadute queste maschere il conflitto originario emerge dall’antro in cui era stato relegato nella sua forma più pura. I protagonisti si ritrovano così catapultati all’interno di uno scenario dove etica, morale e valori non hanno più alcun senso di fronte al ritorno del tragico. Non ci sono più finti diritti o leggi naturali, tutto viene riconsegnato alla lotta e alla dominazione. In questa nuova tragedia liberata dal fantoccio della modernità riemergono codici eterni e mai del tutto sopiti: forza, tribalismo, gerarchia, volontà. L’epopea decadente di The Last of Us ci consegna lande desolate di un’America in mano a fazioni in lotta dove l’ordine è imposto attraverso la violenza e la conquista. Gli uomini, di fronte alla scomparsa di ciò che credevano eterno, tornano ad accendere fuochi, a riunirsi in comunità di simili così come hanno fatto Joel ed Ellie nella città di Jackson. Solo così è possibile sopravvivere alla minaccia degli infetti e di chi si trova al di fuori della propria comunità di sangue. Fin dai tempi della FEDRA (ultimo residuo di autorità governativa degli Usa) passando per le rivoluzionarie Luci, le bande di predoni, il Washington Liberation Front (milizia contrapposta alla FEDRA) o le “Iene” (membri del culto fanatico religioso dei Serafiti) la storia è un processo di costante scontro. Tutte queste forme neo-tribali rivelano nient’altro che il senso verticale dell’uomo legato all’identità e all’appartenenza. L’egualitarismo e la democrazia sono definitivamente saltati, resta solo la fedeltà e il coraggio. Quando tutto brucia, riaffermare l’eterno è l’unica strada percorribile.
L’affermazione dell’eroe tragico
Il personaggio forse più controverso e carico di significato è Joel, il quale incarna un archetipo eroico ed estetico che ricorda una sorta di uomo differenziato evoliano in grado di rimanere in pieni tra le rovine intorno a lui. In un mondo dove le categorie morali, leggi religiose e sociali sono dissolte, Joel si appoggia solamente al centro stabile del proprio ordine interiore. Nessun richiamo esterno o speranze dell’altro mondo ma solo volontà di affermazione. Il suo è un realismo tragico, tipico dei pionieri di ogni nuova era, che si assume la responsabilità delle proprie scelte in un mondo che ha perso la bussola e che lui stesso elegge a proprio campo d’azione. Tra le figure principali del mondo di The Last of Us è quella che rappresenta al meglio lo spirito dell’intera opera. Anche la sua scomparsa riesce ad agire sulla realtà di Ellie che, una volta persa completamente l’innocenza, diventa un’orfana furente, animalesca e vendicativa attraverso una metamorfosi spietata di cieca violenza. Joel comprende inoltre che bene e male non esistano, come mostrato dal perenne sospetto e antipatia (ereditato poi anche da Ellie) per ogni progetto “moralmente giustificabile” o legato a dichiarazioni d’intenti “buone”. Infatti Luci, ribelli e tutti gli autoproclamati “buoni” verranno da loro sempre osteggiati e smascherati. L’unico potere legittimo è quello dell’azione, della fedeltà personale e dell’onore verso il proprio simile. Quando il mondo attorno a lui si trasforma in una landa desolata senza dio è proprio allora che l’uomo del crepuscolo giudica e decide.
Epica di un mondo terminale
Il grande merito di The Last of Us è mostrare la realtà barbarica e amorale che si cela sotto l’illusione egualitaria e democratica del nostro tempo. Il mondo di Joel ed Ellie è un mondo spogliato dalle limitazioni imposte dalla morale e che riscopre la storia. Tutti i protagonisti di questa epopea post-apocalittica hanno rifiutato le convezioni del gregge in una lotta spietata tra volontà contrapposte. Non c’è spazio per la compassione o per il ressentiment degli schiavi ma solo per la trionfante affermazioni di sé stessi. L’immaginario di crudeltà, orrori e morte che ci viene consegnato annulla il tentativo di addomesticazione della bestia feroce uomo da parte della verità democratica moderna. Questo è il viaggio degli “ultimi di noi” attraverso il superamento dell’eclissi del nostro tempo.
Renato Vanacore