Roma, 11 gen – The last of us, serie tv basata sul noto videogioco, potrebbe generare uno spin off ancora più improntato all’Lgbt. Considerando che già la serie – e il videogioco originale – erano improntati assolutamente su quel tipo di cultura woke, la cosa non dovrebbe sorprendere. In compenso, riesce a farlo l’esasperazione dei fan del marchio stesso, che non hanno accettato l’idea che sta circolando da qualche giorno. Può una serie già Lgbt suscitare le proteste dei fan per il fatto di voler diventare “ancora più Lgbt”? Evidentemente sì, seguendo il famoso detto gergale “il troppo stroppia”.
The last of us, lo spin off ancora più Lgbt non piace ai fan
Già i soggetti da cui verrebbe tratto l’eventuale spin off non erano presenti nel videogioco originale: si parla di Bill e Frank, personaggi – guarda un po’ – omosessuali a cui viene dedicata addirittura una puntata intera della prima stagione. Considerando che la prima stagione di The last of us si basa – in teoria – sul primo videogioco della serie, la questione non può non puzzare di “insistenza ideologica”, ovvero una forte caratterizzazione in senso Lgbt di una trama che, peraltro, già nelle versioni originali non tralasciava affatto l’universo arcobaleno.
Ebbene, la “discussione” in corso tra gli sceneggiatori di HBO di cui si è parlato nei giorni scorsi circa la possibilità di creare una stagione o miniserie parallela esclusivamente dedicata ai due personaggi arcobalenati non è piaciuta a molti fan dei videogiochi, come riportato anche da Spaziogames.
Su FandomWire la proposta è stata accolta negativamente. Sono in tanti che affermano che la “loro storia” sarebbe rovinata da una digressione che, su tutto, sembra anzituttto una cosa: noiosa. Su Twitter/X c’è chi scrive apertamente: “Non ne abbiamo bisogno”. C’è chi aveva apprezzato l’esordio dei due ma che ora vorrebbe passare ad altro: “Un ottimo modo per rovinare entrambi i personaggi che hanno già avuto entrambe le storie della loro vita raccontate a dovere”.
E c’è chi ironizza esattamente sull’aspetto soporifero della stessa: “Ah sì, guardiamo due ragazzi in una casa che passano 20 anni senza fare nulla“. E poi: “Per quanto mi piaccia Nick come attore, da spettatore che ha apprezzato molto la serie, non vedo molte ragioni per uno spin-off. Preferirei vederne altri. Come quello relativo al tempo trascorso da Joel per 20 anni prima della QZ [Zona di Quarantena, ndR] con Tommy”.
La cultura woke ha stufato tutti
Va ricordato sempre un fatto: The last of us, la serie di videogiochi originale, è indiscutibilmente improntato alla cultura woke di impronta Lgbt. In entrambi i capitoli. Nel primo videogioco, la questione viene solo accennata, nel secondo è dichiarata ed esplicita, pure in modo piuttosto insistente, con la storia d’amore lesbica tra la protagonista Ellie e la sua ragazza Dina. Di conseguenza, l’utenza che ha apprezzato i due titoli è già ben conscia – e probabilmente perfino ben disposta – dell’impronta “arcobaleno” della trama. Il fatto che perfino i fan si siano schierati contro la creazione di uno spin off che tratta – guarda un po’ – di altre e “insistite” coppie gay dà una dimensione di quanto la cultura woke abbia stufato tutti. Lo ha ben compreso la Disney, costretta a fare marcia indietro dopo i flop cinematografici della sua deriva ideologica degli ultimi anni, e magari potrebbero comprenderlo anche Naughty Dog e HBO (produttrice dell’adattamento cinematografico). Quando l’ideologia domina – da parte di chi sostiene di essere post-ideologico, per giunta – possiamo aspettarci di tutto.
Aurelio Del Monte