Roma, 17 gen – Mentre US Navy e Royal Navy sono impegnate sul fronte del mar Rosso contro la minaccia degli Houthi, dietro le quinte si addensano nubi in merito alla disponibilità di personale delle due marine militari. Che le due talassocrazie contemporanee siano a corto di marinai? Questo quello che traspare da due articoli comparsi nelle scorse settimane su Forbes e sul The Telegraph. Paludati i toni di Forbes che si limita a una considerazione sulla nuova portaerei statunitense titolando “Per far fronte alla carenza di marinai in tutta la Marina, la USS Ford rinuncia a 500-600 membri dell’equipaggio” (Facing A Navy-Wide Sailor Shortage, USS Ford Sheds 500-600 Crew). Più sensazionalista il quotidiano britannico “La marina ha così pochi marinai da dover decomissionare navi” (Navy has so few sailors it has to decommission ships).
Royal e Us Navy, la situazione del personale
In breve entrambe le forze armate, US Navy statunitense e Royal Navy britannica, sono andate al di sotto degli obiettivi di reclutamento di circa il 20% (19,8 % per la marina degli Stati Uniti a quanto riporta lo US Naval Institute nell’articolo Navy Misses All Recruiting Goals in FY 2023, Raises Goals for FY 2024, e del 22,1 % per i britannici secondo il Telegraph).
Negli Stati Uniti anche il 2022 era stato un anno nero per il reclutamento (le forze armate sono su base volontaria) e per arginare l’emorragia di reclute erano state avviate diverse iniziative per coinvolgere le nuove generazioni. Compreso uno spot considerato woke per l’esercito (una volontaria con due madri), mentre la marina aveva sfruttato le doti di un furiere che nel tempo libero si diletta come drag queen per far diventare la drag queen in questione una digital amabassador su Tik Tok. Iniziative che evidentemente non hanno portato i risultati sperati. E che sono diventate oggetto dell’ironia di repubblicani: che anche le forze armate statunitensi siano cadute nell’adagio go woke, get broke proprio come la Disney?
Un problema complesso
In realtà le motivazioni dei mancati reclutamenti sono più complesse. Non solo una questione di immagine come la rapida (e rovinosa) ritirata dall’Afghanistan che ha sicuramente nuociuto all’immagine delle forze armate statunitensi. I mancati reclutamenti derivano dalla diminuzione complessiva di giovani arruolabili (a invecchiare e fare meno figli non è solo la vecchia Europa), aggravata dall’incremento dell’obesità giovanile, dell’uso di psicofarmaci e della microcriminalità con l’aumento di cariche pendenti per le potenziali reclute. Insomma sempre meno giovani e sempre più giovani unfit to serve come faceva notare il sito Poynter.org lo scorso settembre.
Per adesso la USS Gerald R.Ford ha operato in supporto a Israele a ranghi ridotti, con circa 4.000 uomini a bordo (incluso il personale dell’aviazione di marina) contro i poco più di 4.500 previsti dell’organico. La US Navy non ha commentato la notizia di Forbes, e la riduzione di organico potrebbe trattarsi di una semplice ottimizzazione, grazie alla maggiore automazione delle nuove portaerei (le precedenti unità di classe Nimitz dispongono di un organico di oltre 5.200 uomini). Automazione spinta che pure in certi casi ha portato scontento tra gli equipaggi, come dimostra il caso delle Littoral Combat Ship alcune delle quali messe in riserva dopo appena cinque anni dall’entrata in servizio.
Anche per quanto riguarda la Royal Navy la situazione di personale (e del budget) a disposizione è al centro del dibattito da alcuni anni: nel 2019 si parlò di pensionare le HMS Albion e HMS Bulwark, due navi da sbarco destinate originariamente a rimanere operative fino al 2033. Questo per dirottare uomini e risorse sulle due nuove portaerei classe Queen Elizabeth. Alla fine le due navi da sbarco sono rimaste in servizio, ma la Albion è oggi classificata in reduced readiness con equipaggio estremamente ridotto.
Il problema sollevato dal Telegraph riguarda il rimpiazzo delle fregate classe Type 23 con le nuove Type 26 destinate a entrare in servizio attivo a partire dal 2028. Le Type 23 attuali sarebbero dovute rimanere in servizio fino alla sopraggiunta operatività delle nuove unità. Invece, sottolinea il Telegraph che due Type 23, HMS Argyll e HMS Westminster, rischiano di essere decommissionate ben prima che le future Type 26 entrino in servizio attivo: la HMS Westminster è già stata messa in riserva e un progetto di ammodernamento è stato sospeso. La HMS Argyll, inizialmente doveva essere ritirata dal servizio nel 2023, poi è stata sottoposta a lavori di ammodernamento per prolungarne il servizio attivito fino al 2028. E ora si torna a parlare di ritiro dal servizio dopo l’ammodernamento, rendendo palese lo spreco di risorse per i lavori.
Plausibilmente un problema anche di programmazione economica e non solo di marinai disponibili. Pure appare evidente quindi come lo sviluppo tecnologico non possa prescindere dal fattore umano, fatto ancora di soldati e marinai. Elemento umano legato all’educazione e alla formazione dei giovani. Difficilmente l’inclusività di una drag queen in divisa della marina potrà aiutare il reclutamento se i giovani crescono a base di cibo spazzatura e psicofarmaci.
Flavio Bartolucci