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Amazon licenzia il dipendente costretto a vivere in camper: “Punito perché ho raccontato la mia condizione”

by Cristina Gauri
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camper amazon

Ferrara, 11 gen – Massimo Straccini, l’uomo originario di Ferrara che da due mesi viveva con la moglie in un camper per lavorare nel sito di Rovigo di Amazon non ha più un lavoro. Il colosso dell’e-commerce ha «curiosamente» deciso di non rinnovare il contratto di tre mesi dopo che Straccini aveva parlato della sua condizione con la stampa. Rilasciando un’intervista a Nordesteconomia aveva descritto la difficile vita di lavoratore costretto a soggiornare in un camper di fronte alla sede del colosso.«Ho una moglie, una figlia e un mutuo casa. Non posso permettermi di buttare via soldi per un affitto. Quindi ho scelto di vivere in camper», aveva rivelato.

“Penalizzato perché ho raccontato la mia storia”

«Nella mia squadra sono l’unico a cui non l’hanno rinnovato. Temo di essere stato penalizzato perché ho raccontato la mia storia», ha riferito a La Repubblica. Straccini racconta di avere lavorato fino a «Giovedì 7 gennaio, il termine di scadenza del contratto. E prima di quel giorno mai nessuno mi aveva avvisato della possibile conclusione del rapporto di lavoro. Ho chiamato io l’agenzia Adecco che gestiva la mia posizione. Sono stati loro a dirmelo: la tua avventura in Amazon finisce qui».

“Ho raccontato la mia vita in camper senza criticare Amazon”

Eppure il signor Massimo aveva raccontato solo la verità, evitando di puntare il dito contro la multinazionale: «Il mese scorso ho raccontato la mia vita in camper nel parcheggio dell’azienda, era una critica al sistema di lavoro fondato sul precariato, non ad Amazon. Del resto, con un contratto di tre mesi non ci sono le garanzie per stipulare un contratto d’affitto e questo è il motivo per cui vivevo lì con la mia compagna Edna». Così, nonostante Straccini non avesse mai «criticato l’azienda che mi dava lavoro» e nonostante «I manager si avvicinavano e mi dicevano che andavo bene. Monitoravano il mio operato con i tablet durante i turni e nessuno mi ha mai fatto un appunto», è arrivata l’amara notizia.

«Nel mio turno eravamo una decina», ricorda Straccini, e «domenica scorsa festeggiavano tutti per il rinnovo comunicato. Io ero l’unico che non sapeva ancora nulla. In quel momento ho capito che si metteva male». Nessuna spiegazione dall’agenzia interinale. «Mi hanno detto soltanto che non a tutti è stato rinnovato. Ho dovuto consegnare il badge e tanti saluti».

Quei duri mesi in camper di fronte ai magazzini Amazon

L’ex magazziniere ricorda i mesi in camper davanti alla sede rodigina di Amazon: «Non facile, chiaramente. Nessuno mi ha mai mandato via da lì ma, qualche giorno dopo aver raccontato la mia storia, un camionista è venuto a bussare di notte. Io ero al lavoro. Ha chiesto una prestazione sessuale alla mia compagna, che si è molto spaventata. Non ha potuto fare altro che chiudere la porta e sperare che se ne andasse in fretta». E adesso?  «Adesso vorrei lavorare ma so che non sarà facile a 58 anni. Anzi, ne approfitto per lanciare un appello: vi prego, datemi un lavoro. Vorrei soltanto trovare un po’ di stabilità».

Cristina Gauri

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Fabio Crociato 11 Gennaio 2021 - 12:44

L’ agenzia Adecco e altre similari sono una vergogna! Filtri, selezionatori e parassiti non sottoposti a nessun controllo critico. E spesso complici, pure pagati da chi subisce.
Il mondo del lavoro è una cosa seria, non delegabile a terzi che non c’entrano un bel niente. Che siano le scuole, le Università a prendersi l’ onere di convogliare dopo aver vissuto sul denaro ed il lavoro dei genitori degli studenti futuri lavoratori. Più intermediari, più costi, più errori e più fraintendimenti. Studio-lavoro, collegamento diretto. Dalla scuola postsessantottina si sapeva benissimo che arrivavano i disastri, appunto per questo non ci può mangiare sopra pure qualcun altro. Si impara o a scuola o sul posto di lavoro, o su entrambi. Le agenzie (che termine orrendo), aiutino, eventualmente, i genitori, le scuole nel orientare i soggetti problematici per cause proprie o di sistema! Con meno guadagno facile e più sostanza.
I “cercatori di teste”, ne so qualcosa, servono per indebolire la concorrenza, per togliersi dalle palle un soggetto problematico con dirottamento ad hoc, ma non certo per trovare uno capace, figuriamoci un genio, perché altrimenti il “cercatore” sarebbe in grado di svolgere una attività ben più costruttiva e meno parassita.
Circa il Signor M.Straccini, una medaglia alla trasparenza che va trasformata in bandiera per tutti coloro che credono ancora nella giustizia. Sempre meno, purtroppo.
Si può sputare nel piatto in cui si mangia? Certo, se l’ alimento è avvelenato e restano ancora energie residuali…

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