Milano, 12 giu – Stanno arrivando a centinaia. Ogni giorno vengono scaricati come pacchi postali, senza assistenza, cibo nè acqua alla stazione Centrale e a quella di Rogoredo a Milano con la promessa che qualcuno li accoglierà. Arrivano con i pullman organizzati dalle prefetture delle città del sud Italia, vengono fatti stendere a terra, stravolti dal viaggio e dal caldo. Quello slogan, aiutiamoli a casa loro, non sembra poi così folle. I politici possono riempirsi la bocca di belle parole, piangere davanti alle bare dei morti durante i viaggi della speranza verso l’Italia, ma pare che si siano completamente dimenticati dei sopravvissuti e di quelli che continuano senza sosta ad arrivare sulle nostre coste. Ragionino i ministri su come si possano investire i soldi (che non bastano più) per i sussidi ai profughi per aiutarli a costruirsi un futuro al sicuro nei Paesi da cui fuggono. Ma queste scene e quello che sta succedendo a Milano come in altre grandi città d’Italia dimostra che non è umano per loro e non è civile per Milano perseverare in un finto buonismo. Le responsabilità degli amministratori locali, del ministro degli Interni Angelino Alfano e di tutti coloro che continuano imperterriti a non prendere alcuna decisione in merito all’arresto dei flussi migratori, sono evidenti agli occhi di tutti: pendolari e turisti che arrivano in treno a Milano si trovano davanti agli occhi uno spettacolo indecoroso. La Milano dell’Expo e delle passerelle d’alta moda ha l’odore delle latrine a cielo aperto e il degrado dei centri di prima accoglienza improvvisati.
L’assessore alle politiche sociali Piefrancesco Majorino in stazione Centrale si accaniva per cercare un letto ai siriani arrivati nella notte. La capienza nei centri è per 500 al giorno, facendoli stringere sono saliti a 800, ma “per 167 non c’è niente da fare, dormiranno in stazione”. In extremis è stato allestito un campo in un centro anziani vicino alla Centrale. Stessa scena, appunto, a Rogoredo con una quarantina di profughi da Ghana, Senegal, Mali, intruppati sul pullman a Taranto e scaricati alle 7 a Milano. Alle 13.30 solo il parroco aveva portato loro delle bottiglie d’acqua. Alle 16 è arrivato un bus della Polizia a prelevarli: hanno deciso di chiedere asilo politico dunque è scattata la trafila burocratica.
In stazione Centrale la Croce Rossa ha dovuto approntare un presidio mobile, sono circa 500 i casi ad oggi dichiarati di scabbia. Un’emergenza sociale a cui si aggiunge l’emergenza sanitaria. Lo sfogo di Pisapia: “Noi abbiamo fatto il nostro dovere istituzionale. Abbiamo dato segni forti di vicinanza e solidarietà”. “Certo c’è un limite. Non si può pensare che Milano da sola, o con pochi altri comuni, possa risolvere un problema epocale. Oggi sempre di più ci vuole corresponsabilità di tutte le istituzioni a partire dal governo, dalle Regioni e soprattutto dall’Europa”. Duro invece il commento di Matteo Salvini: “Che andassero tutti ad abbracciare Renzi e la Boldrini!!!”.
Sono per lo più eritrei quelli che bivaccano sui gradini delle scalinate della stazione Centrale. Dormono sulle panchine all’interno, ed ora che fa caldo anche sui giardinetti all’esterno. Poi la colazione, il pranzo e la cena li consumano nell’atrio centrale. I pasti vengono serviti dalle associazioni che si sono fatte carico di dar loro da mangiare. Vorrebbero raggiungere il nord Europa ma le politiche di respingimento attuate da Austria, Francia e Germania parlano chiaro: il problema è italiano e ce lo dobbiamo risolvere da soli. E visto che non siamo più in grado di accoglierli in modo dignitoso, li si respinga per il loro bene.
Giuseppe Maneggio