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Sui social si vendono documenti falsi per entrare in Europa. Ma nessuno muove un dito

by Francesca Totolo
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francesca totolo, primato

Roma, 24 nov – Ci mancavano anche i documenti falsi venduti sui social. Abbiamo già più volte scritto articoli e inchieste riguardanti le pagine dei trafficanti di esseri umani che pubblicizzano sui social network, come dei tour operator, le attraversate in mare verso l’Italia, e che informano gli immigrati sui trucchetti per non rimpatriati. Nonostante ciò, Facebook e YouTube non chiudono queste numerose pagine, favorendo così il business dell’immigrazione clandestina. E nemmeno la Polizia Postale sembra essere interessata alla promozione sui social network dei viaggi clandestini verso l’Italia.

Le fabbriche social dei documenti falsi

Non solo tour operator: sui social network vengono pubblicizzati e venduti anche documenti falsi per entrare illegalmente in Europa e per poi stabilirsi clandestinamente nel Paese prescelto. Sono decine le pagine di Facebook che reclamizzano carte d’identità nazionali, patenti e passaporti falsi. Basta chiamare il contatto pubblicato nei post per ottenere il documento desiderato. Di solito i numeri telefonici sono prevalentemente turchi, ma non mancano nemmeno quelli britannici. La pagina “Raccolti degli Haraga 2020”, in un post del 17 ottobre scorso, scrive: “Per i nostri fratelli che espatriano nei Paesi europei e che vi risiedono illegalmente: vi presentiamo carte europee per tutte le nazionalità (identità e residenza), patenti di guida europee, passaporti europei per tutte le nazionalità europee”. Come si vede nell’immagine, i falsari di documenti riproducono anche carte d’identità e patenti di guida italiane.

La stessa pagina Facebook, il 5 novembre scorso, ha pubblicato anche le modalità di richiesta della patente di guida europea. Per aver la perfetta riproduzione, basta inviare tramite un messaggio WhatsApp una foto tessera e il passaporto se disponibile.

“Documenti falsi di altissima qualità”

Quattro giorni fa, sulla pagina Facebook “Immigrati arabi in Europa”, si pubblicizzavano “documenti falsi di altissima qualità”. Basta un click sul numero WhatsApp indicato, per ottenere passaporti, certificati di residenza, carte d’identità e patenti di guida, che sono utili per “lavorare e vivere in tutti i paesi europei, aprire un conto corrente in qualsiasi banca e registrarsi presso gli uffici commerciali, e per accedere alle distribuzioni alimentari”.

Ieri, sulla pagina Facebook “Documenti europei” appena creata, è stato pubblicato un video in cui si mostra come vengono falsificati i documenti. L’organizzazione fa sapere agli interessati che, per conoscere i dettagli, possono contattarla attraverso un messaggio WhatsApp.

La pagina Facebook “Carte e passaporti europei non ufficiali” pubblica quotidianamente video dove si vedono i falsari all’opera mentre duplicano passaporti, carte d’identità e patenti di guida, e dove si dimostra la qualità del prodotto. A differenza delle pagine precedenti, questa organizzazione risponde ad un numero di telefono del Regno Unito.

La pista italiana

Video promozionali degli sbarchi e delle repliche dei documenti d’identità trovano asilo anche in Italia. Il 21 novembre, Bessem Becha, immigrato tunisino residente a Venezia, ha pubblicato sul suo canale YouTube (52.200 iscritti) e sul suo account Facebook il video “Documenti falsi quasi originali per vivere in Europa”, che mostra come vengono falsificati i documenti. Nella descrizione, Bessem spiega ai connazionali i rischi di venire sorpresi dalla Forze dell’ordine italiane con un documento falso.

Nel novembre del 2015, a Gorizia, un certo Ajmi “Becha” Bessem è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di estorsione. Qualche mese prima, lo stesso tunisino era stato arrestato per terrorismo in quanto destinatario di una misura cautelare a scopo di estradizione emessa dalla magistratura di Tunisi. La misura cautelare era arrivata dopo che Bessem aveva pubblicato su Facebook, nel febbraio del 2015, un video con “un messaggio audiovisivo registrato in territorio italiano nel quale, vestito con una tuta nera e brandendo un’arma da fuoco tipo ak47 (kalashnikov), minacciava ed insultava la nota giornalista tunisina Ksouri Maya”.

Sembrerebbe che, dopo aver scontato la pena in carcere, Bessem Becha sia ricomparso sui social network, come si può constatare dal suo canale YouTube tornato attivo il 23 maggio 2020, dal suo account Facebook (creato il 2 agosto) e dal suo profilo Instagram (creato il 19 maggio). Peraltro, la somiglianza fisica tra Bessem Becha, attivo sui social network, e Ajmi “Becha” Bessem, arrestato nel 2015, è palesemente innegabile.

Questa volta, le autorità e le istituzioni italiane si muoveranno per verificare le particolari attività social di chi potrebbe già essere accusato di terrorismo dai magistrati tunisini?

Francesca Totolo

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1 commento

fabio crociato 25 Novembre 2020 - 8:35

Con tutto rispetto ma, lette le modalità, sembra più un sistema per far abboccare e pilotare degli ingenui, sprovveduti coglioni. A che pro…, la questione diventa più interessante.
Tra le altre cose, son state fatte girare armi, documenti falsi, purtroppo anche per prendersi facilmente medaglie spostando il rischio su terzi inconsapevoli!

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