
Una manovra al limite, ma che ha evitato all’aereo di schiantarsi sopra un centro abitato. “Probabilmente avrebbero potuto salvarsi lanciandosi con il paracadute, ma dovevano portare il velivolo lontano dalle case”, spiegano dall’azienda. Un inequivocabile “gesto eroico” anche a detta del sindaco di Santhia, Angelo Cappuccio. Quando i primi soccorsi sono giunti sul campo agricolo dove l’aereo si è schiantato non c’era più nulla da fare, i due sono morti sul colpo. Il velivolo pilotato da Venanzi, il convertiplano AW906, un mezzo “metà elicottero e metà aeroplano”, è tra i progetti più avanzati tecnologicamente al mondo e rappresenta un’eccellenza nostrana, un esempio di come nonostante tutto l’Italia possa essere all’avanguardia. Un esempio come lo era lo stesso Venanzi, capo missione di Agusta Westland (società del gruppo Finmeccanica).
Romano classe 1962, Venanzi era noto per il suo coraggio e la sua freddezza. Nel 1995 si era guadagnato una medaglia di bronzo al valore, quando sui cieli di Carpi appena dopo il decollo, il motore dell’elicottero che pilotava si inceppò e dovette effettuare un atterraggio immediato con una difficile manovra di autorotazione, l’unica possibile in quel momento. “Raro e limpido esempio di eccezionale capacità professionale, di coraggiosa determinazione”, si legge nella motivazione della medaglia al valore. Da oltre 15 anni aveva intrapreso la carriera di collaudatore, assumendosi rischi pilotando velivoli sperimentali, garantendo però la successiva sicurezza di tutti. Una carriera che lo scorso anno aveva riscosso un importante riconoscimento internazionale, con l’assegnazione proprio a Pietro Venanzi negli Usa del premio “Ivan Kicheloe” dedicato ai piloti sperimentali.

Davide Di Stefano

1 commento
A thought for my friend Pietro who with I flew during NH90 development.
He was a great pilot and a nice man.