Roma, 10 Lug – L’Italia è un paese che si indigna. Anche se purtroppo lo fa per tutte quelle cose che fanno inorridire i Roberto Saviano ed i Cesare Prandelli di turno e che quindi sono sempre del tutto secondarie per le sorti del paese. Argomenti tra il moralistico ed il paraculo, figli del politicamente corretto, spesso mai definitivamente accertati, se non addirittura sconfessati dalla realtà. Cose tipo l’abbandono dei cani agli autogrill o la Madonna che si inchina davanti alla casa del boss durante la processione ad Oppido. Insomma quei classici casi di cronaca che fanno gridare scandalizzati “oh mamma mia” durante le cene in famiglia.
Non poteva esimersi da questa carrellata il morso rifilato da Luis Suarez a Giorgio Chiellini al mondiale. Roba da ergastolo, da lavori socialmente utili in comunità, da codice di procedura penale. Niente a che vedere, che so io, con i 2600 immigrati che hanno invaso le nostre coste nel weekend passato o con i circa 4 miliardi di euro di evasione fiscale da parte dei cinesi. Così mentre è passata quasi inosservata la più bella battuta di Matteo Renzi sul fatto che «ci sono soltanto due posti dove le correnti hanno ancora un senso: uno è la magistratura, l’altro è dentro il Pd. In uno dei due casi non contano niente», il Codacons non ha perso tempo ed ha presentato un esposto alla procura di Roma per «reato commesso all’estero a danno di un connazionale».
Sarà che a me il Codacons sta antipatico fin da quando nel 1994 causò lo stop alla messa in onda del wrestling su Italia1, evidentemente ritenendo preferibile Lady Oscar nell’educazione di un bambino, sarà perché detesto la definizione di consumatore, così come qualsiasi etichetta che mi relega ad una condizione meramente passiva, ma trovo questa faccenda delle indagini aperte contro Suarez perfettamente in linea con l’immagine di un paese frignone, svirilizzato e pronto ad andare dalla maestra se le cose non gli vanno a genio.
Un paese sempre pronto a chiedere scusa anche per gli altri, a scandalizzarsi quando gli eventi si discostano dal copione del bravo, buono e giusto. Come ad esempio nel caso del clamoroso 7-1 rifilato dalla Germania al Brasile nella semifinale di Martedì, che ha portato un’importante firma della sinistra come Concita De Gregorio ad indignarsi con toni accesissimi su Repubblica. «No. Così no. Così è una violenza feroce e crudele che infierisce su un corpo, una squadra, un Paese steso a terra in lacrime, al buio nella pioggia, rannicchiato sotto i colpi. Perché non si fermano? Non la smettono. Sono il popolo che non smette» dice compita la De Gregorio con riferimento ai continui gol della formazione teutonica, in una commistione insopportabile fra il buonismo di Prandelli e la melassa piagnucolosa di Barbara D’Urso condita con i classici disturbi di una sinistra che grida ovunque al pericolo nazifascista, persino in una partita di calcio.
Si tranquillizzi De Gregorio, Ozil e Schweinsteiger non guidano delle temibili ss alla conquista del mondo. Capisco bene che a forza di festeggiare sconfitte e riempirsi la bocca di falso fair play le sembri strano, ma vogliono solo vincere. Che poi è l’unica cosa che conta sia che si parli di una nazionale, sia che si parli di una Nazione. Vincere e volere, perché indignarsi è per gli smidollati.
Luca Cielocamminatore
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