


Il caso di Capalbio fu emblematico. Fra abitanti e villeggianti si diffuse il panico: ristoratori e operatori turistici temevano un calo delle prenotazioni. Il sindaco vicino al Pd fece richiesta di accesso agli atti del Ministero dell’Interno. E aggiunse: “Per un cittadino di Capalbio ho 31,28 euro l’anno da destinare allo stato sociale. A un poveraccio sfrattato non posso pagargli una stanza. E per queste persone, dallo status da accertare, se ne spenderanno 33,50 al giorno”. Ragionamento condivisibile, se non fosse che il “prima gli italiani” sia considerato nell’area politica del primo cittadino uno slogan razzista e impronunciabile. Il docente di storia e autore Rai Mauro Canali, che abita nel comprensorio, scoprì in quel momento che alcune delle coop interessate erano finite in varie inchieste: accade sistematicamente in tutto il circuito della cosiddetta “accoglienza”, ma se ne accorsero solo quando gli immigrati arrivarono a Capalbio. Qualche voce, all’epoca, denunciò l’ipocrisia dei radical chic, ma nessun prefetto invitò i residenti a emigrare in Ungheria. A quanto pare in questo mondo rovesciato l’egoismo dei poveri – se veramente di egoismo si tratta – è peggiore di quello dei ricchi.
Davide Romano e Roberto Derta
3 comments
bastardi ricchi di merda
Emblematico. La gauche caviar che manda i negri nei posti da negri. Nei posti da bianchi, eh, mica si può…
Capalbio e abitanti, gente di merda,….Caracciolo e sindaco pd….dovranno essere sommersi dai migranti…..