Sempre secondo il rapporto di Migrantes al 1° gennaio 2014 erano 4,5 milioni gli italiani residenti all’estero, contro i 3,8 milioni di extracomunitari regolari in Italia.Ā Se poi osserviamo i dati in base al territorio di provenienza degli emigranti scopriamo che, a differenza di quanto accadeva nei primi del novecento, sono le regioni più ricche a far registrare il maggior numero di fuoriuscite, con in testa la Lombardia (16.418 italiani fuggiti all’estero) seguita dal Veneto (8.743). Il Friuli gode invece di un singolare primato: ĆØ l’unica regione da cui sono partite più donne che uomini.Ā Secondo la Coldiretti/IxĆ© i motivi principali di questa emorragia sono da ricercare nella mancanza di lavoro, āil 51% dei giovani emigrano per questo motivoā, la mancanza di prospettive, āil 18% degli italiani considera il paese fermoā, le tasse eccessive, āil 18% le considera un peso insostenibileā. Mentre il 17% se ne va perchĆ© āoltre a mancare il lavoro manca la meritocraziaā.
Dati e analisi su menzionati non tengono di conto però della propaganda mediatica, che spinge i giovani a cercare fortuna all’estero come se ad aspettarli vi sia automaticamente l’Eldorado e mai un lavoro da lavapiatti, come se percepire uno stipendio maggiore che in Italia non significhi poi far fronte ad un costo della vita più elevato, come se non dovessero fare i conti con affitti salati, assicurazioni sanitarie in molti casi proibitive e l’ovvio status di immigrato che reca con sĆ© tutta una serie di problematiche sociali e relazionali.
Intanto la conseguenza evidente per l’Italia, con il crescente numero di emigranti e di immigrati, ĆØ la riduzione costante di salari e di tutele sociali. PerchĆ© ad andarsene spesso sono coloro che sognano lavori migliori e un barlume di prospettiva di vita, ad arrivare invece sono coloro che accettano anche condizioni di miseria pur di sopravvivere. Cui prodest?
Eugenio Palazzini