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La Grecia è fuori dalla crisi. A che prezzo?

by Filippo Burla
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Grecia crisiAtene, 8 ott – Il governo greco si appresta a varare la manovra economica 2015, che dovrebbe traghettare il paese fuori dalla drammatica crisi degli ultimi anni. Manovra che è già stata ribattezzata “la finanziaria della rinascita”.

Il perché è presto detto: il rapporto deficit/Pil si avvicina al pareggio, la crescita si consolida in terreno positivo e, in ultimo, a primavera il paese è tornato sui mercati con l’emissione dei titoli del debito su cui si era scatenata la tempesta perfetta del 2010. Il viceministro delle Finanze, Christos Staikouras, prevede per quest’anno una crescita pari allo 0.6%, che prenderà vigore a partire dall’anno prossimo quando toccherà il +2.9%. Dati incoraggianti e che permettono di allentare la stretta sulle tasse, incluse l’imposta del 30% sul gasolio da riscaldamento e il contributo di solidarietà sopra i 12mila euro.

«Il Paese sta per entrare in un lungo periodo di tassi di crescita sostenuti e di avanzi primari che porteranno a un aumento dell’occupazione, a un calo della disoccupazione e a standard di vita migliori per tutti i cittadini», ha affermato Staikouras, che aggiunge: «questo è il risultato di sacrifici senza precedenti da parte della società greca, di famiglie e imprese. Questi sacrifici non devono essere sprecati».

Un ottimismo, quello del viceministro, con basi però molto fragili. Anzitutto politiche, se è vero che la manovra non avrà un iter semplice per l’approvazione da parte di una maggioranza sempre più litigiosa e a rischio crisi di governo. Sociali, in secondo luogo: in questi cinque anni di recessione la Grecia ha perso un quarto del suo prodotto interno lordo e i cittadini ellenici hanno visto i loro redditi calare di almeno 30%. A farne le spese è stata la classe media, uscita fortemente ridimensionata e che quindi molto difficilmente potrà dare un concreto contributo alla ripresa dell’economia nazionale, minando così alla base le pur ottimistiche prospettive. Tanto che, infatti, i creditori internazionali ancora si mantengono scettici.

Ripartire una volta toccato il fondo è più facile. I primi anni dopo la chiusura di un periodo di crisi mostrano sempre segnali positivi ed incoraggianti. Solo i primi. Altro paio di maniche è mantenere l’abbrivio nel futuro. Ed è qui che si gioca la vera partita di Atene.

Filippo Burla

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