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Napoli, falsi permessi di soggiorno per immigrati clandestini. Arrestato anche dipendente comunale

by Adolfo Spezzaferro
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Napoli, 5 mag – Documenti falsi per permessi di soggiorno in Italia in cambio di denaro: sgominata a Napoli un’associazione a delinquere composta da afgani, pakistani e italiani. I carabinieri del Ros e del comando provinciale hanno smantellato l’organizzazione che forniva documenti falsi di soggiorno in Italia – e quindi per l’area Schengen – a immigrati clandestini. Si tratta di pakistani, indiani, tunisini, marocchini, afghani, ucraini e russi, oltre che a extracomunitari delle “aree di crisi” a rischio terroristico. Notificati a vario titolo un arresto in carcere, due ai domiciliari e 11 obblighi di dimora per associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina, falso ideologico e materiale. Sequestrato un Internet point, base operativa dell’organizzazione criminale.

Documenti falsi per permessi di soggiorno: sgominata associazione a delinquere a Napoli

Le indagini erano scattate dopo gli attacchi terroristici in Francia e in Belgio, tra il 2015 e il 2016. L’organizzazione dedita all’immigrazione clandestina produceva certificati di residenza, dichiarazioni di ospitalità, certificati di conoscenza della lingua italiana, contratti di lavoro, iscrizioni alla Camera di commercio come commerciante, dichiarazioni reddituali fasulle e nullaosta alloggiativi. Tutti documenti che consentivano di ottenere i permessi di soggiorno in Italia e quindi anche negli altri Paesi dell’area Schengen.

Arrestato anche dipendente del Comune di Napoli

Tra gli arrestati c’è anche il dipendente di una municipalità del Comune di Napoli, Pasquale Averaimo, 65 anni, che si occupava del rilascio e del rinnovo delle carte di identità, dell’emissione dei certificati di residenza e degli stati di famiglia. Averaimo aveva anche un tariffario in base alla “prestazione” erogata. Agli indagati viene contestato anche il reato di corruzione. A capo dell’organizzazione c’erano il pakistano Iqbal Naveed, proprietario anche dell’Internet point sequestrato, finito in carcere, e il marocchino Lahoussine Chajaoune, per cui il gip ha disposto gli arresti domiciliari.

Soldi trasferiti con il sistema “hawala”

I guadagni illeciti, attraverso transazioni bancarie e i circuiti di Money Transfer, finivano su conti correnti pakistani. Un altro modo per trasferire il denaro era il sistema “hawala”, un meccanismo informale di trasferimento di valori basato sulle prestazioni e sull’onore di una vasta rete di mediatori, localizzati principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d’Africa e in Asia meridionale. Secondo alcuni esperti il sistema, che assicura sicurezza e anonimato, è utilizzato anche per finanziare il terrorismo. L’hawala è fortemente radicato nella cultura islamica ed è basato sulla fiducia: consente il passaggio di ingenti somme di denaro tra persone di diverse nazioni.

L’organizzazione aveva una rete anche in Belgio e Francia

L’organizzazione aveva una rete anche all’estero. Gli indagati erano infatti in contatto con persone residenti in Belgio e Francia. La documentazione falsa per i permessi di soggiorno, stampata a Napoli, veniva anche fatta pervenire a persone residenti in quei Paesi, sempre dietro compenso. La base dell’organizzazione era stata collocata nell’Internet point di Naveed, che era abilitato all’invio di denaro attraverso i circuiti Western Union, Sigue, Ria e Moneygram. I carabinieri lo hanno sequestrato.

Adolfo Spezzaferro

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