Il Resto del Carlino, nell’edizione locale, riporta infatti tutta un’altra versione, molto più dettagliata e scevra dalla retorica dell’accoglienza. La coppia di rifugiati e due giovani di Fermo si sarebbero incrociati in viale Veneto e si sarebbero scambiati qualche insulto. Su questo punto le due versioni combaciano. Non combacia ovviamente la materia del contendere. Il fermano Amedeo Mancini sostiene di averli rimbrottati perché stavano aggirandosi in modo sospetto intorno alle auto, la moglie della vittima dice di essere stata chiamata “scimmia”. Le due coppie comunque si dividono. Ma dopo 5 minuti è Chidi Namdi a tornare indietro e si re-incrociano in piazza Ostili Ricci. E anche su questo le versioni combaciano. Qui scatta la collutazione e qui c’è la discrepanza più grossa. Secondo la versione del fermano a passare dalle parole ai fatti è la coppia di nigeriani.
Lei tenta di mettere le mani addosso al giovane e il marito spinge Mancini fino all’altra parte della strada, prende un palo della segnaletica stradale e comincia a colpirlo fino a farlo cadere a terra. Solo per un caso fortuito il fermano riesce a rialzarsi e a difendersi. Nella collutazione Emmanuel Chidi Namdi cade e sbatte la nuca sull’asfalto perdendo coscienza all’istante. La corsa in ospedale, una prima ispezione medico legale riscontra che i traumi sono quelli al volto e alla nuca. Traumi compatibili con la versione fornita da Mancini. Se non bastasse la versione del fermano è confermata dall’amico e da tre donne estranee alla collutazione. Ma evidentemente l’allarme razzismo fa vendere qualche copia in più.
Roberto Derta
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