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“Non c’è nessuna cultura dentro CasaPound”: ritenta Fittipaldi, sarai più fortunato

by Marco Battistini
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CasaPound affari sgombero

Roma, 22 ago – “Non c’è nessuna cultura dentro CasaPound”. Intervenuto nella mattinata di ieri durante l’approfondimento della trasmissione di La7 “L’aria che tira” sullo sfratto del Leoncavallo, Emanuele Fittipaldi l’ha detto per davvero. Reazione d’istinto: grasse risate. Chi conosce la storia del movimento identitario sa bene che se c’è qualcuno nel mondo della destra che – dai movimenti extraparlamentari ai partiti istituzionali – si è speso concretamente e in maniera continuativa per la battaglia delle idee quella realtà è incarnata proprio dai militanti della tartaruga frecciata. 

Un rapporto originario

Ma visto che verba volant e scripta manent, ci sentiamo in dovere di smontare la colossale balla del direttore di Domani. Ancora meglio: in occasione dei due decenni di attività politica è stata la stessa CasaPound a mettere su carta (parte) della propria produzione culturale. Il libro si chiama “Venti” ed è stato pubblicato nell’aprile dello scorso anno. 

Testimonia attraverso una corposa carrellata fotografica tutte le conferenze organizzate nella trincea culturale d’Italia. Se non bastasse il nome: tra CasaPound e la cultura il rapporto è originario. Ritornando alle prime settimane di occupazione scrive Carlomanno Adinolfi nel suo contributo al volume: “CasaPound non può essere solo il ricovero di famiglie in ristrettezze economiche né solo un monito contro la politica usuraia dei palazzinari romani. Lo stanzone del sesto piano, così ampio e diverso da tutte le altre stanze dell’edificio, viene lasciato libero. ‘Qua organizzeremo le conferenze’ dice Gianluca [Iannone, ndr]. Allora nessuno credeva l’importanza che quella sala avrebbe avuto nella storia del nostro mondo”.

CasaPound: vent’anni di eventi, incontri e dibattiti

Save the date: 23 gennaio 2004. Ovvero il primo appuntamento ufficiale svoltosi nella sala oggi intitolata a Dominique Venner. “Dal sindacato alla trincea”, ovvero la presentazione di un libro sul sindacalista rivoluzionario Filippo Corridoni. Presenti poche persone, qualche giornalista. Un mese più tardi è il turno di “Fascisti Immaginari”, volume che passava in rassegna l’ampio immaginario della destra. Per l’occasione il locale si riempie, una scena che si ripeterà.

Le locandine corrono veloci: da Pound all’era informatica, da Evola all’undici settembre,dalla strage di Bologna all’arte non conforme. E siamo solamente al primo anno di attività. Così via verso centinaia di conferenze dagli argomenti più disparati. Politica internazionale, storia, economia, casi d’attualità, musica, sport, proposte editoriali. Addirittura un confronto – 19 dicembre 2011 – con la comunità cinese dell’Esquilino. Si è parlato di Marx e di Craxi, di Putin e di Che Guevara.

Un costante lavoro culturale

Tra le mura delle Torre il confronto è sempre stato libero tra i liberi. Giornalisti (tra cui Mentana e Formigli), scrittori, analisti, politici, storici, critici, professionisti, docenti. Il problema (per gli altri) è che CasaPound ha dato voce – davvero – a tutti. Non solamente a personaggi organici o comunque vicini all’area: lampante l’esempio del 6 febbraio 2009 quando le tartarughe frecciate ospitarono l’ex BR Valerio Morucci e l’intellettuale – già direttore responsabile del periodico Lotta Continua – Giampiero Mughini.

Ecco perché affermare che dentro CasaPound non ci sia nessuna cultura è una cagata pazzesca. Ritenta caro Fittipaldi, sarai più fortunato. Forse.

Marco Battistini 

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