Bologna, 28 nov – Il film Il segreto di Italia è finalmente uscito nelle sale. Finalmente si fa per dire, visto che sarà proiettato solo in due città. Per essere precisi, solo in due sale: in provincia di Padova (dove ieri è stata rinnovata la seconda settimana di programmazione grazie ai 2000 spettatori che hanno assistito agli spettacoli durante la prima), ed a Roma.
La domanda che ci si deve porre non è perché in queste città si sia avuto il coraggio di dare spazio al film di Antonello Belluco, ma perché in tutto il resto d’Italia si sia voluta oscurare la verità riguardo ad una strage perpetrata dai partigiani dopo la fine della guerra.
Tra le città maggiormente devote al cinema in Italia, dopo la capitale c’è sicuramente Bologna.
Bologna la rossa, non per il colore politico quanto per i tetti e le case del centro storico, tutti rigorosamente color mattone e di stampo medievale.
Bologna che nel 1970 fu la prima a sperimentare una facoltà dedicata alle sole arti dello spettacolo, come il cinema.
Oltre a questo, Bologna dal 1984 è sede della Cineteca.
Questo luogo è importantissimo per l’attività cinematografica relativa al cinema italiano, e non solo; la Cineteca è infatti uno dei 5 maggiori archivi cinematografici d’Italia (oltre a quelli di Roma, Torino, Milano, Udine) e, oltre alla presentazione di numerose mostre, laboratori e sale cinematografiche ospita il progetto “L’immagine ritrovata”, trattasi di un laboratorio che, come scritto sul sito omonimo: «è oggi un punto di riferimento a livello internazionale, per le metodologie sviluppate, per la costante opera di ricerca, per la vastità del raggio di ricerca, nel restauro del patrimonio cinematografico mondiale» – ed ancora – «grazie all’acquisizione di macchinari all’avanguardia, oggi il laboratorio è in grado di soddisfare tutte le esigenze di restauro e lavorare su qualsiasi tipo di supporto».
Le pellicole conservate sono oltre sessantamila e coprono tutto il periodo della storia del cinema, prevalentemente in 16 mm e 35 mm andando dai film del periodo del muto fino ai più recenti, contrapponendosi alle logiche da rottamazione che hanno visto rovinarsi tantissime pellicole nel corso del ‘900, a causa dell’invecchiamento ma soprattutto dell’indifferenza di tanti pseudo-appassionati della storia del cinema.
Mettere in piedi un archivio non è facile: ci vogliono anni e anni di ricerca di titoli, pellicole smarrite, spesso ritrovate nei magazzini di vecchi cinema (è una gran fortuna quando le si trova integre) o, peggio ancora, gelosamente custodite da privati che non sempre, e mal volentieri, le affidano agli archivisti.
Molti di questi capolavori sono proiettati in estate durante la rassegna “Il cinema ritrovato”, nome dal quale emerge l’intento di rendere giustizia ad alcune pellicole un pò invecchiate ma anche di far conoscere il passato del cinema a chi vive il suo presente.
Ed ecco che arriviamo al punto: come può una città che vive di pane e cinema, che esalta gli autori, specie quelli sconosciuti e più giovani, con festival di ogni tipo (Biografilm Festival, Future Film Festival ed altri) snobbare un film così ricercato e “d’autore” come Il segreto di Italia?
Le pressioni che hanno ritardato l’uscita della pellicola di Belluco si conoscono ampiamente, così come i motivi per cui il suo film non è uscito nelle sale, o perché gli attori ed il regista stesso non abbiano avuto troppo spazio da parte dei media; passi anche tutta la serie di situazioni che si stanno creando nell’ultimo periodo ed alle quali, per essere screditate davanti ad un popolo forse ancora un po’ addormentato ma che è meglio non svegliare, viene attribuita l’etichetta “fascista”.
Il lavoro di Belluco però non verrà proiettato a Bologna, mancando di rispetto al cinema stesso e attribuendo alla passione che accomuna chi si occupa della settima arte in questa città un mero significato di circostanza.
Inoltre bisogna considerare questo episodio come l’ennesima dimostrazione di un’incoerenza che cresce sempre di più nei confronti della verità, da parte di chi si fa paladino di quest’ultima, nonché di una paura del passato che appartiene solo a chi nel presente è vissuto, e vive, grazie alle menzogne.
Il lato positivo, che si può quasi considerare una piccola vittoria, è che il film sia stato prodotto ed ultimato; inoltre il regista ci promette l’uscita di un altro lavoro che si delinea già come una vittoria ancora più grande: un film sulla storia di Norma Cossetto, sperando che a questo venga data maggiore visibilità.
Intanto, buona visione ai più fortunati che andranno a vedere Il segreto di Italia al cinema.
Violetta Vignali