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Chiusa la centrale di De Benedetti da 442 morti

by La Redazione
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vadoSavona, 12 mar – La famiglia De Benedetti dimostra ancora una volta la propria utilità rispetto ai destini della nazione. Dopo il crack disastroso della Sorgenia, che inevitabilmente finirà per pesare sulle spalle di tutti gli italiani anziché su quelle dei responsabili della bancarotta, un altro gioiello di famiglia fa parlare di sé.

Parliamo di Tirreno Power, la ex genco (generation company) di Enel, di cui Sorgenia detiene indirettamente una quota del 39%, tramite Energia Italiana, secondo azionista dopo Suez Gaz de France, che ne detiene il 50%. Iren ed Hera detengono invece un 5,5% a testa.

Ebbene, è notizia di queste ore che la centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure è stata chiusa per volontà della procura di Savona, che da tempo indaga sulle emissioni dell’impianto. Il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi ha accolto la richiesta e inviato i carabinieri per effettuare il sequestro e lo spegnimento dell’impianto. La richiesta è stata decisa in seguito alle verifiche che sono state effettuate dai consulenti del ministero dell’Ambiente e della Procura.

I carabinieri del Noe hanno notificato ai dirigenti dell’impianto il sequestro, e si sono avviate le operazioni di spegnimento dei due gruppi a carbone che alimentano la centrale. Ci vorranno dalle 22 alle 26 ore affinché la centrale si fermi.

Al disastro economico di Sorgenia si va ora a sommare il disastro ecologico di Tirreno Power. Gli inquirenti avrebbero registrato, oltre al superamento di alcuni limiti imposti dall’Aia, anche l’assenza del “sistema di monitoraggio a camino”, che avrebbe dovuto essere realizzato entro il 14 settembre dell’anno scorso. La centrale potrà ripartire dopo che si sarà messa in regola introducendo tecnologie adeguate.

Sulla Tirreno Power sono aperti due filoni d’inchiesta, una per disastro ambientale e una per omicidio colposo. Risultano indagati per disastro ambientale Giovanni Gosio ex direttore generale, dimessosi alcune settimane fa, e il direttore dello stabilimento Pasquale D’Elia. Ci sarebbe anche un terzo indagato di cui non si conosce il nome.

Secondo la procura di Savona, i fumi della centrale hanno causato 442 morti tra il 2000 e il 2007. Per il procuratore Granero la centrale avrebbe causato anche “tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini sarebbero stati ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d’asma tra il 2005 e il 2012”.

Tre settimane fa la procura aveva acquisito un verbale dell’Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente, redatto durante una visita di routine.

Lo scandalo Tirreno Power era già stato denunciato da un’azione eclatante del gruppo ecologista “La Foresta che avanza” che aveva impiccato un manichino di fronte alla fabbrica riportante al collo un cartello con la domanda: “1000 morti?”.

L’azienda si è sempre difesa sostenendo che gli studi dei consulenti di parte hanno delle “criticità”. “Non sono mai state sottoposte a un contraddittorio, non si comprende quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti. Tale mancanza di chiarezza è accompagnata dall’assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato. Anche per questo motivo non si può affermare in concreto alcun nesso di causalità” tra morti, malattie ed emissioni. Secondo l’azienda, nelle perizie dei consulenti della procura mancherebbe anche lo studio della ricaduta a terra delle particelle inquinanti.

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