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Le stampanti 3D conquistano i cieli

by Cesare Garandana
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stampanti 3dLondra, 17 nov – Non si ferma l’espansione della tecnologia di stampa in 3D. Dopo aver riscosso ottimi successi in ambito biomedico per la realizzazione di protesi, abbattendone fortemente i costi ed i tempi di realizzazione, ora anche le ditte dell’aerospazio guardano a questa tecnologia per migliorare il processo produttivo di alcuni componenti.

L’inglese Rolls Royce, omonima della casa automobilistica ma da essa indipendente e focalizzata sull’aerospazio, ha recentemente affermato alle pagine del Financial Times tramite il responsabile capo delle strategie tecnologiche , Henner Wapenhans, che “Siamo a pochi anni di distanza dall’introduzione di stampanti tridimensionali….Con il 3D puoi creare strutture più leggere perché prendi l’analogia di quello che fa la natura e di come sono fatte le ossa e lo riproduci cosicché pezzi semplici come per esempio i freni possono essere molto più leggeri”.

Oltre a vantaggi produttivi, l’utilizzo di questo tipo di tecnologia consentirà, secondo il dirigente della Rolls, di ridurre notevolmente i costi logistici e di supporto al cliente. E’ noto infatti che in aeronautica il “lead time”, ovvero il tempo che  intercorre fra l’ordine e la consegna di un pezzo, ed i tempi di costruzione sono talvolta estremamente elevati. Con questa nuova tecnologia si prevede di abbatterli notevolmente senza contare che non ci sarà più il bisogno di realizzare grossi magazzini per i ricambi.

Ovviamente L’azienda aerospaziale britannica non è l’unica ad aver compreso le potenzialità di questa tecnologia. La GE Aviation, divisione aerospaziale della General Electric, ha di recente acquistato due società specializzate in stampa 3D a Cincinnati, mentre è noto che Siemens e la Bmw stanno sviluppando tecnologie analoghe

Il business che ruota attorno alla vendita di queste stampanti ha raggiunto cifre considerevoli ed è in rapida crescita. Nel 2012 si sono toccati i 2 miliardi e 200 milioni di dollari di fatturato e si stima che saliranno a 6 miliardi di dollari l’anno entro il 2017. La nostra speranza è che anche le aziende italiane comprendano queste potenzialità e si mobilitino in modo da non arrivare in ritardo, per l’ennesima volta.

 

Cesare Dragandana

 

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