
Il primo motore di ricerca mondiale ha deciso di far convergere queste rette. Prendendo atto che le realtà produttive italiane di qualità non andavano alla montagna, è la montagna Google che si è mossa, coinvolgendo Unioncamere nel progetto “Eccellenze in Digitale”, giunto alla terza edizione. Si tratta di un veicolo con il quale Google cerca di evangelizzare al web le imprese italiane, grazie a dei formatori che seguono le aziende attraverso la rete delle Camere di commercio. Amazon invece ha creato una sezione ad hoc, chiamata appunto “Made in Italy”, dove mette on line i prodotti delle botteghe artigiane di qualità. Gli artigiani locali vengono così coinvolti nel marketplace, dove Amazon può spuntare sostanziose commissioni offrendo agli italians un parco clienti di 285 milioni di utenti. Al negozio del made in Italy hanno aderito alla fine dello scorso anno 150 artigiani italiani, di cui 100 fiorentini, per un totale di oltre 5 mila prodotti attualmente in vendita nelle sezioni abbigliamento, scarpe e borse, arredamento, ceramica e oreficeria. I colossi del web quindi non hanno paura dei topolini e seguono una vocazione già avuta da altre multinazionali: quella g-local. Dopo aver creato e soddisfatto la domanda di uniformazione dei costumi e di standardizzazione dei prodotti, ora si bussa alla porta di chi è sopravvissuto all’ondata globalizzante.

Simone Pellico
2 comments
Ciao Simone, bell’articolo, specialmente per chi lavora sul web.
Riusciresti a linkarmi dove hai trovato questi dati?
Ciao,
se ti riferisci ai dati sull’aumento delle ricerche on line, sono stati dichiarati da Diego Ciulli, public policy manager di Google Italia.