Stando al rapporto stilato da Confesercenti, nel mese di ottobre si ĆØ avuta un accelerazione delle chiusure legate alle piccole e medie imprese del commercio. Sono 5.788 le attivitĆ in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un dato che segna il passo anche rispetto al mese di agosto, quando la perdita si era arrestata a 5 mila unitĆ .
A parte gli alimentari che ancora riescono a difendersi dal morso della crisi e dell’assalto fiscale, la situazione appare particolarmente grave nei settori della moda, delle calzature e del tessile. Sono 1.402 i negozi relativi a questi settori chiusi in un anno. A seguire, nell’ordine di chiusure più alte troviamo le edicole e i rivenditori di giornali (-518 imprese), ma neanche le macellerie se la passano bene (-464).
Non c’ĆØ una sola regione italiana che si salva con il Piemonte in testa come -782 attivitĆ commerciali dall’inizio dell’anno. A seguire, Sicilia con -719 imprese, Campania -653, Lombardia -564 e Veneto -494.
Massimo Vivoli, presidente di Confesercenti si ĆØ detto preoccupato affermando cheĀ il trend di chiusura dei negozi non mostra cenni di ripresa ma anzi continua ad aggravarsi evidenziando segnali di peggioramento. “La spesa non sta ripartendo come speravamo facesse e in tre anni di ripresa non abbiamo recuperato nemmeno la metĆ dei consumi bruciati duranti la crisi“. Appaiono condivisibili le preoccupazioni di Vivoli, ma l’Italia paga lo scotto di una politica economica che non mira a nessun tipo di protezionismo e che anzi appare sempre più in balia delle tempeste innescate dalla globalizzazione.
Giuseppe Maneggio
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Renzi… falso come Giuda!