Torino, 9 set – La notizia era già nell’aria da mesi ma ieri, dopo le indiscrezioni circolate in giornata, è arrivata la conferma: Pininfarina si appresta a passare armi e bagagli nelle mani dell’indiana Mahindra.
Non una partnership strategica per risollevare le sorti della storica casa piemontese di carrozzeria a design, non un’alleanza industriale, non una cessione di pacchetto di minoranza. Mahindra punta al tutto e subito: le trattative sono infatti per il 76% dell’azienda, vale a dire la parte controllata ancora dalla famiglia del fondatore tramite la holding Pincar, quota comunque attualmente in pegno agli istituti di credito che nei confronti di Pininfarina sono esposti per quasi 100 milioni di euro. “Il mondo cambia, si globalizza. Le aziende devono dare segnali di cambiamento”, aveva osservato poco tempo fa Paolo Pininfarina, nipote del capostipite e attuale presidente. Segno che la famiglia non avrebbe in alcun modo ostacolato la cessione. Una bella iniezione di fatalismo che proprio non fa bene all’economia, soprattutto in periodi di recessione.
I colloqui sarebbero già in fase avanzata, anche se per arrivare alla chiusura vera e propria i tempi sono sempre lunghi. Nelle prossime settimane dovrebbe essere siglato un accordo d’investimento, passaggio necessario alla stesura di un vero e proprio accordo definitivo con il quale i siti produttivi dell’ex capitale d’Italia –centro stile ed ingegneria, galleria del vento– insieme ai 680 dipendenti del gruppo passeranno al colosso di Mumbai.
Filippo Burla
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