
La vera opposizione al fronte liberale che formerà il nuovo governo, infatti, è da ricercarsi più negli esponenti nazionalisti, fautori della rivolta di Maidan, che nel Blocco filorusso. Saranno loro a vigilare sugli impegni assunti in campagna elettorale da Iatseniuk e Poroshenko, a spingere per il promulgamento della tanto attesa legge anti corruzione e, soprattutto, ad evitare che il crescente sentimento indipendentista e anti russo non si trasformi nell’espediente politico che spinga l’Ucraina, in maniera troppo repentina, verso l’Unione Europea. Il mancato ingresso in Parlamento da parte di Pravi Sektor non illude certo i liberali, così come alcuni organi di stampa occidentale vorrebbero far credere, poiché il leader del movimento, Dmytro Yarosh, è stato eletto nel suo collegio uninominale. Insieme a lui, e ai deputati eletti nella lista di Svoboda, siederà tra i banchi della Verchovna Rada anche Andriy Biletsky, comandante del reggimento Azov, premiato da una netta affermazione nel collegio di Obolon. Esponenti di peso, il cui seguito va ben oltre le percentuali di voto ottenute; occorre, infatti, ricordare che molti volontari sono impegnati sul fronte orientale nel conflitto contro i separatisti russi, e non hanno potuto esprimere il loro voto. Inoltre, molti nazionalisti non si sono recati ai seggi, poiché convinti che il sistema elettorale e la corruzione dilagante non conferiscono sufficienti garanzie alla consultazione elettorale.
Ai margini del Parlamento resterà Iulia Timoshenko, l’ex eroina della presunta rivoluzione arancione, condannata a un lento quanto inesorabile declino. Il suo movimento ha superato di poco la quota di sbarramento del 5%; una percentuale lontana ormai anni luce per il Partito Comunista, sceso sotto il 3% e fuori inesorabilmente da tutti i giochi. Lenin, la stella rossa, la falce e martello, sono destinati ormai solo all’oggettistica per turisti, esposti come trofei di guerra sulle bancarelle lungo la Discesa di Sant’Andrea: la nuova Ucraina ha scelto di ripartire da altri simboli.
Francesco Pezzuto