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La mafia antifascista rimane (ancora) impunita

by Tony Fabrizio
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Roma, 24 set – No, non ci provate stavolta a dare meriti a chi non ne ha. La storia di riscrivere i fatti a piacere del narratore è storia vecchia, ormai. Alessandro Zan è l’onorevole che, attraverso la proposta di legge che porta il suo nome, avrebbe voluto silenziare i propri avversari politici. Punto. Oggi si è detto felice per il voto salva-Salis, ma per quanto riguarda l’onorevole maestra e il di lei perculamento a tutti gli europei, in primis al malcapitato musicista ungherese cui Salis e compagni hanno fracassato il cranio non ha meriti. Glieli lascerei e glieli riconoscerei volentieri, se solo fosse vero. E non mi stupirebbe. Anzi, potrei addirittura capire.

Salis salva e il merito è del Ppe

Ilaria Salis, però, è salva grazie a due appartenenti ai popolari europei che fanno capo all’onorevole Antonio Taiani, attuale ministro dell’interno della Repubblica italiana. Al quale va riconosciuta almeno la coerenza. Il pronipote di Pietro Badoglio, infatti, aveva già annunciato urbi et orbi giorni fa che per lui la Salis non è una terrorista. Dichiarazioni propedeutiche, dunque, al voto che puntualmente è arrivato.

È praticamente fatta per Ilaria Salis che non sarà estradata in Ungheria dove l’attende un processo per tentato omicidio. Quella andata in scena a Bruxelles era sì un’indicazione di voto della plenaria – che si svolgerà il 7 ottobre a Strasburgo per alzata di mano e a votazione semplice, cioè quando ognuno potrà votare come gli pare; in caso di voto incerto (incerto? Sì, incerto!) si procederà alla verifica del voto elettronico che sarà anonimo. E se non dovesse bastare potrebbe essere richiesto il voto segreto. Casomai, forse, qualcuno potrebbe provare vergogna per come ha votato e ancora voterà – in realtà, è un vero e proprio verdetto definitivo. La pietra tombale sulla vicenda che ha portato la signorina Ilaria Salis da precaria e fracassatrice di crani a incassatrice di 12mila euri netti al mese pur non rappresentando nessuno, ma semplicemente per sfuggire alla propria condotta omicida.

La sinistra festeggia

Gongola Zan dopo il voto, questo sì: “Le istituzioni europee non si piegano alle pressioni politiche e difendono lo Stato di diritto. Salvaguardare l’autonomia e l’indipendenza del parlamento europeo, dei parlamentari e di conseguenza della democrazia, è fondamentale”. Peccato che Zan non dice che antifa non è un partito politico, ma un’organizzazione criminale che si occupa di spaccare la testa a martellate a chi ha un’idea diversa dalla loro. E senza confini. Peccato che la Salis vada in Ungheria dall’Italia con un manganello retrattile nello zainetto d’ordinanza e non proprio fare entrare in testa le cose che non si capiscono, come ogni buona maestrina si impone.

Il Pd tramite Bonifei parla facciatostamente di “ingiustizia del governo di Orban” e di “difesa dello stato di diritto in Europa per tutte e tutti i cittadini”. Non vale nemmeno la pena di commentare queste che sono solo chiacchere politiche. Oggi i fatti possono intestarseli Tajani & soci, come scrive su X il giornalista e attivo nel Ppe Leonardo Panetta che a chiare lettere si dice artefice della vittoria della e per la Salis.

La mafia antifascista rimane impunita

Chissà cosa penseranno destra e sinistra unite del recente provvedimento emanato dalla Casa Bianca, là dove c’è chi prende ordini e chi va per farsi dettare l’agenda politica da attuare poi nel Belpaese, che definisce antifa come organizzazione terroristica a tutti gli effetti.

Eppure l’Ungheria è uno stato di diritto, fa parte dell’Unione europea che tanto piace ai popolari europei, quindi nazione democratica, garantista per cultura e in cui la Salis avrebbe potuto avvalersi dell’imparzialità della giustizia. Il voto, per logica, dovrebbe significare allora la richiesta di esclusione dell’Ungheria dall’Unione europea. Qualcuno avrà il coraggio di dirlo?

Di cosa avrebbe dovuto avere paura Ilaria Salis allora non si sa. Forse della verità? Quella verità che si tende a nascondere e che con questo voto, senza differenza di seduta di posto, destra & sinistra, liberali & conservatori hanno scritto a chiare lettere: uccidere un fascista non è reato. Anzi, attentare alla sua vita è persino lecito. Mi raccomando: segnatevelo sulle bandiere pacifinte con i gessetti colorati.

Tony Fabrizio

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