Roma, 10 set – Adotta un migrante: aiutalo a casa sua! Potrebbe sembrare pura ironia su slogan con cui si è semplificato, pure efficacemente, il fenomeno delle migrazioni. E invece è tutto vero ed è la supercazzola partorita dall’amministrazione comunale di Roma che, guidata da quel pidino di Roberto Gualtieri, fa guadagnare anche lo scappellamento a sinistra.
Un migrante a casa tua, il folle bando del comune di Roma
Chissà se questo è il nuovo fronte avanguardista della sinistra petalosa gauche caviar col Rolex arcobaleno sul polso che affolla sempre più il centro Ztl; chissà se abbandoneranno – e solo loro sanno perché – l’organizzazione di coop & soci vari che predicano immigrazione a tutta forza, tifano sostituzione, giustificano crimini e nefandezze varie con la farsa dell’integrazione, oppure il progetto pilota della Capitale, destinato a trovare accoglimento presso amministrazioni della sinistra italica, sarà solo un surplus del sistema dedito all’invasione e al trasbordo intercontinentale rodato già messo in atto finora.
Funziona più o meno così: l’amministrazione comunale capitolina stanzia trecentonovantanovemila euro (dei cittadini romani!) a colui che per aggiudicarsi la pubblica gara riuscirà a trovare famiglie romane presso cui collocare i migranti. Gratis. Ovvero a pieno carico sulle famiglie che si sobbarcheranno spese vive e spese morte. Queste dovranno fornire ai “nuovi italiani pagatori di pensioni” vitto, alloggio, lavatura e stiratura e non sono previsti nemmeno dei bonus per i consumi delle bollette di acqua, luce e gas che ovviamente lieviteranno. Non è contemplato nemmeno uno sconto per la spesa alimentare, come se poi rendesse meno grave l’idea. “Le spese per l’inclusione sociale – si legge – riguardano esclusivamente interventi e misure rivolte ai beneficiari del servizio” ovvero i migranti.
Il bando è chiaro: chi lo fa, lo fa per puro spirito di solidarietà. E lo dovrà fare per tre anni durante i quali l’aggiudicatore del pubblico appalto dovrà impegnarsi anche per favorire in tutti i modi l’accoglienza della nuova merce umana, l’integrazione, l’accoglienza e l’inclusione lavorativa che porti all’autonomia abitativa. Insomma, le istituzioni procurano la merce e poi se ne disfano a buon mercato, dove cercheranno di piazzarla a costo fisso che è un altro modo per dire che se ne strafottono.
Una paraculata per dire che continueranno a importare migranti, soprattutto ora che alla sinistra progressista si è unito anche il governo a fare loro concorrenza col decreto flussi, e poi avranno tutte le carte in regola per disinteressarsi (interessatamente) di ciò che faranno (o non faranno) i nuovi reclutati. Potrebbe sembrare pura follia, ma è tutto vero ed è la nuova frontiera del commercio di persone united colors.
Ma un’alternativa c’è: la remigrazione
Un bel banco di prova per una sinistra completamente avulsa dalla realtà che vuole solo fare cassa e punta con la sostituzione etnica a fare scomparire ogni tratto identitario di un popolo a cui, purtroppo, anche loro appartengono. Una cancellazione della Civiltà per eccellenza nel nome di un’ideologia malata e di un losco profitto di cui nemmeno beneficeranno.
Appuntamento al 22 settembre, data ultima per presentare le candidature per aggiudicarsi il montepremi messo in palio dal Campidoglio, se non altro per conoscere il numero delle famiglie che aderiranno al progetto. Per conoscere se tra le famiglie accoglione figureranno anche la famiglia Boldrini, quella di Frantoianni, di Del Rio, di Gassman, di Pelù e tutte le truppe cammellate che adesso, alla prova dei fatti, dovranno metterci la faccia per davvero e non solo per la pubblicità.
Sarà curioso poi vedere quante famiglie romane e italiane in generale sosterranno solo con una firma la proposta sulla remigrazione presentata alla Festa della Rivoluzione di Grosseto da CasaPound Italia in collaborazione con altre realtà cittadine che ne condividono spirito e pensiero.
Sarà indicativo vedere dove si schiereranno le famiglie italiane, chi è capace di interpretare le loro richieste e farsi portavoce dei loro bisogni e chi si ricorda di loro solo al momento del voto per chiedere, tra l’altro, il consenso di essere sostituiti. Vedremo davvero da chi si sentiranno rappresentati gli italiani e se, com’è già intuibile ma non per i radical chic di cas(s)a nostra, il progetto di Gualtieri non incoronerà il nuovo corto circuito della sinistra accogliona che non troverà occasione per smentire sé stessa. Al popolo italiano la non ardua sentenza.
Tony Fabrizio