Probabilmente per una forma di punizione contro Zaia, il governo sta inviando migliaia di profughi in tutto il Veneto. Si comincia con Eraclea, località turistica i cui albergatori hanno iniziato una forte protesta contro il degrado causato dai 250 profughi, 50 dei quali ospitati in un residence. Questi stessi 50 sono poi stati spostati nella base militare di Cona. Scatta allora la rabbia del Sindaco di Cona che dichiara: “Ho una dichiarazione dell’azienda sanitaria che afferma come all’interno per garantire la sanità pubblica non possono entrare più di 40 persone – afferma – ma dalla Prefettura mi sono sentito dire che per entrare serve una richiesta scritta. Così tengono i rapporti con il territorio a Ca’ Corner?”
A proposito di Eraclea il Prefetto di Venezia Cuttaia ha dichiarato: “Noi ci siamo resi subito conto dei problemi di Eraclea, che non è stata una scelta. Non avevamo altre opzioni. C’era quella disponibilità di alloggi, l’alternativa era lasciare i profughi per strada con tutte le conseguenze sia a livello umano, sia per l’ordine pubblico”. Lo stesso Prefetto, a un convegno sull’immigrazione organizzato dalla Cisl di Mestre: “Sarebbe stata una cosa tranquilla di cui nessuno si sarebbe accorto – ha spiegato ancora il prefetto – Ma ci siamo ritrovati con 3500 migranti in Veneto e 700 da gestire in provincia di Venezia, persone a cui trovare un alloggio senza averne la disponibilità”. Dunque per i Prefetti l’accoglienza di centinaia, quando non migliaia, di profughi è un evento ineluttabile. A proposito di un preside che aveva negato l’utilizzo di una palestra per l’accoglienza di profughi ha poi detto: “Tu che sei un educatore, che dovresti insegnare i principi ai ragazzi, mi vieni a dire queste cose?. Con lui faremo i conti a settembre”. A questa affermazione sono poi seguite le scuse.
Il modello è dunque lo stesso in tutta Italia: i profughi sono trattati come una merce umana, i Prefetti talvolta sono complici con il Governo, altre volte sono obbligati all’accoglienza, i sindaci sono impotenti e non hanno potere decisionale nel loro territorio. La voce dei cittadini non conta nulla. Ma il caso di Annone insegna che la via per la soluzione del problema è l’unità dei cittadini e che netto è il discrimine tra chi ha a cuore le sorti della propria terra e chi vive nell’indifferenza e nella complicità.
Roberto Guiscardo
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