Trieste, 21 ott – Uno spettacolo su un dramma del Novecento in cui, per superare il visto di un ufficio censura impalpabile, informale e per questo ancor più minaccioso, la versione delle vittime va bilanciata con la versione dei persecutori. Nonostante le ironie stonate di qualche attrice comica a corto di idee, le foibe devono essere ancora un nervo scoperto per una parte del Paese, se un artista come Simone Cristicchi si vede costretto ad aggiornare il suo “Magazzino 18”, (spettacolo scritto insieme a Jan Bernas sull’esodo istriano, giuliano e dalmata) inserendo un brano recitato da una bambina in sloveno e un testo sulle violenze italiane in Slovenia. Uno dei due brani è opera di Boris Pahor, autore di origini slovene, negazionista e nazionalista. L’opera del cantautore debutterà domani al teatro Stabile di Trieste e le due “integrazioni” sarebbero state “consigliate” ai due autori, che tuttavia negano di aver ricevuto pressioni. Pare tuttavia che l’opera verrà presentata nella nuova versione solo a Trieste e non negli altri teatri d’Italia.
Ma chi è che ha fatto pressione sugli autori? Il direttore dello Stabile, Milos Budin, si lascia sfuggire una mezza ammissione: “Mi sono solo accertato che lo spettacolo sia in linea con le condizioni di unità raggiunte dalla nostra società e che non metta a repentaglio la capacità dimostrata da Trieste di superare certe divergenze e lacerazioni. Anzi, auspico che questo spettacolo contribuisca a questo percorso e consiglio a chi vuole giudicare di venire prima a vedere lo spettacolo. Invito tutti a voler bene a questa città e di lavorare affinché Trieste vada avanti godendo di buona considerazione dal mondo circostante vicino e lontano”.
Il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota, ha ritirato l’autorizzazione a usare in scena foto dell’esodo che erano state prestate e annuncia che lui stesso e molti iscritti diserteranno il Politeama “pur avendo il biglietto” e ha urlato al “sabotaggio. La comunità slovena è riuscita sabotare il primo spettacolo sull’esodo realizzato da un giovane sensibile ed equilibrato”.
Agli artisti conviene comunque sbrigarsi: se passasse la nuova legge che considera reato la negazione di un genocidio, non è detto che la nuova versione del testo non finisca per andare fuori legge…
Giorgio Migra