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Il lavoro in Italia: molto, per pochi e poco pagato

by Fabrizio Vincenti
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Roma, 5 feb – Lavorare in pochi, lavorare troppo. L’esatto contrario del sessantontino “Lavorare tutti, lavorare meno”, il cui precursore fu Ezra Pound, da sempre schierato per la giornata di lavoro corta. Si lavora di più e in meno persone. Lo conferma il 2° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. Nel nostro Paese si creano meno posti di lavoro che altrove e per i giovani c’è un futuro da camerieri o commessi. L’alternativa è non lavorare o andarsene. Di più. Crescono le disuguaglianze retributive tra operai, impiegati e dirigenti. E aumenta lo stress da lavoro.

Secondo quanto emerge dal Rapporto, l’Italia crea meno posti di lavoro degli altri Paesi europei. Negli ultimi dieci anni (2007-2017) il numero di occupati in Italia è diminuito dello 0,3 per cento, nel solito periodo è invece aumentato in Germania (+8,2 per cento), Regno Unito (+7,6), Francia (+4,1). Ne usciamo male anche dal confronto con la media dell’Unione europea: +2,5 per cento. Nel Sud il tasso di occupazione è pari al 34,3 per cento (2,9 punti percentuali in meno di differenza rispetto al 2007), al Centro è al 47,4 (-0,4), nel Nord-Ovest al 49,7 (-1,1), nel Nord-Est al 51,1(-1,3). Creiamo meno lavoro degli altri Paesi e ne distruggiamo di più dove già si fatica a trovarlo, ovvero nel Mezzogiorno.

L’Italia, peraltro, è sempre meno un paese per giovani: nel 1997, i giovani di 15-34 anni rappresentavano il 39,6 per cento degli occupati, nel 2017 sono scesi al 22,1. Ma accanto a questo fenomeno, come molti riscontreranno a fine mese, gli stipendi sono sempre meno remunerativi: il ceto impiegatizio e gli operai sempre più lontani dai dirigenti. Rispetto al 1998, nel 2016 il reddito individuale da lavoro dipendente degli operai è diminuito del 2,7 per cento e quello degli impiegati si è ridotto del 2,6, mentre quello dei dirigenti è aumentato del 9,4. Un altro dato per comprendere quale musica venga suonata? Nel 1998 il reddito da lavoro dipendente di un operaio era pari al 45,9 per cento di quello di un dirigente, nel 2016 è diminuito al 40,9 per cento. Stessa sorte per gli impiegati, passati dal 59,9 per cento al 53,4.

La glebalizzazione è servita

Il tentativo di spazzare via il ceto medio, abbondantemente incoraggiato dai governi degli ultimi quindici anni, quasi tutti a guida Pd, va avanti a grandi passi. Ma il massimo è costituito da una apparente contraddizione: chi lavora, chi ha la fortuna di farlo, lavora sempre di più pur guadagnando meno. Il 50,6 per cento dei lavoratori interpellati, afferma che negli ultimi anni si lavora di più, con orari più lunghi e con maggiore intensità. Sono 2,1 milioni i lavoratori dipendenti che svolgono turni di notte, 4 milioni che lavorano di domenica e nei giorni festivi, 4,1 milioni che lavorano da casa oltre l’orario di lavoro con e-mail e altri strumenti digitali, 4,8 milioni che lavorano oltre l’orario senza il pagamento degli straordinari.

Il tutto con un prezzo da pagare, anche in termini psicofisici: 5,3 milioni di lavoratori dipendenti provano i sintomi dello stress (spossatezza, mal di testa, insonnia, ansia, attacchi di panico, depressione), 2,4 milioni vivono contrasti in famiglia perché lavorano troppo, 4,5 milioni non hanno tempo da dedicare a se stessi (per gli hobby, lo svago, il riposo). Dati impensabili solo venti anni fa. L’ammonimento di Pound – “il tempo non è denaro, ma quasi tutto il resto” – sbatte nel capitalismo selvaggio e sempre più disumano del XXI secolo. I cui effetti, le cui storture passano quasi sottotraccia, quasi come un normale prezzo da pagare per lavorare, anche grazie a un sindacato ormai totalmente incapace di rappresentare le istanze del mondo del lavoro. E la glebalizzazione, per dirla con una riuscita espressione di Diego Fusaro, è servita.

Fabrizio Vincenti

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3 comments

Il lavoro in Italia: molto, per pochi e poco pagato | NUTesla | The Informant 5 Febbraio 2019 - 5:05

[…] Author: Il Primato Nazionale […]

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Giorgio 5 Febbraio 2019 - 5:06

Purtroppo è l’attuale amara verità. Comunque è solo un pezzo, speriamo breve, della storia della nostra Nazione, cambierà in meglio!

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Mario 6 Febbraio 2019 - 1:43

COME AZZERARE LA DISOCCUPAZIONE IN SOLI 5 ANNI ?

Gli italiani senza alcun reddito in età lavorativa sono 16 milioni
INPS – 3 milioni

1) Ci sono 3 milioni di lavoratori che dovrebbero andare in pensione, a partire dai 60anni, liberando 3 milioni di posti di lavoro per i giovani. Con la riforma Inps, la separazione tra assistenza e previdenza contributiva, l’istituzione di una Pensione di Base Fiscale per tutti i pensionati, che va a sostiruire le Pensioni Sociali (470 Eu), le pensioni di invalidità (270 Eu) e la differenza tra le Pensioni Retributive portate tutte al Contributivo, con un importo di 1.000 Eu mensili prodotti dalla fiscalità generale, cioè le tasse indirette sui consumi 64,8%, e l’iva 22%. Oltre alla Pensione di Base Fiscale, per coloro che hanno versato i contributi all’inps, la pensione Inps passata al contributivo.

SCUOLA – 2,5 milioni

1) In Italia a 13 anni sei un bambino a 14 un disoccupato. Portare l’obbligo scolastico fino a 18 anni, sono 2,5 milioni i giovani che verrebbero tolti dalla disoccupazione, anche perche il mercato del lavoro ha sempre meno bisogno di manovalanza non specializzata, piuttosto che attività artigianali ed attività impiegatizie, intellettuali.

LEVA – 500mila

1) Ripristino del servizio di leva per tutti, uomini e donne, 12 mesi dedicati al servizio militare di difesa e della protezione civile, con la possibilità di entrare a far parte di un esercito di professionisti o di una Protezione Civile Professionale, no volontari, con collaborazioni e supporti dall’esercito, una volta congedati. Un volta terminato il servizio, si rimane a disposizione da civili in caso di terremoti, alluvioni, frane, slavine, trombe d’aria, gestione della sicurezza in genere sia a livello locale che nazionale, in caso di necessità straordinarie. Sono 500mila i giovani occupati ogni anno.

CLANDESTINI E LAVORO NERO 1 milione

1) Sono circa un milione i clandestini sfruttati dal lavoro nero in questo paese, andrebbero espulsi o regolarizzati se ne hanno i requisiti.

RIFORMA FISCALE Euro – 6 milioni

1) Con la riforma fiscale si portano le tasse complessive, oggi al 88%, Irpef 23%+ progressivo, Inps 33%, tasse indirette sui consumi (le tasse aziendali inserite nei prezzi al consumo) 64,8% più l’Iva 22%, al complessivo del 42%, Irpef 15%+ progressivo, Inps 15% , indirette sui consumi 15%, Iva 10%. Il 42% è il valore medio della tassazione che lascia in tasca oltre 400 MLD di Eu oggi sequestrati dallo Stato senza alcun motivo ai cittadini, aumentando la domanda, aumentando i consumi, aumentando l’economia, abbassando la disoccupazione, aumentando il lavoro e le assunzioni, aumentando il gettito fiscale sia sulla produzione, che sui salari, che sui consumi. La riforma fiscale, fatta senza sforare dal deficit del 3%, senza sforare alcun vincolo europeo, nel giro di 5 anni, assorbe almeno 6 milioni di disoccupati creando altrettanti posti di lavoro, oltre che a milgiorare il PIL, il rapporto debito/Pil, lo Srpread, producendo avanzo pubblico da poter utilizzare nel abbassare il debito, se necessario.

ISTITUZIONE DI UNA MONETA PUBBLICA DI STATO – 2 milioni

1) Passati 5 anni dalle riforme, fiscale, pensionistica, scuola, militare, immigrazione, portata la disoccupzaione sotto il 5%, e raggiunto un livello economico adeguato alle nostre capacità produttive e di eccellenza del made in Italy, è possibile istituire una Moneta Pubblica di Stato, solo interna, senza uscire da Eurozona, utilizzando come moneta principale quella nazionale, per tutti gli scambi economici interni, mentre quella secondaria, Euro, per tutti gli scambi con l’estero.

La Moneta di Stato, consente di portare la tassazione complessiva dal 42% al 15% (solo il contributo Inps per la pensione) e la Spesa pubblica, anch’essa soggetta alla tassazione (oggi lo Stato paga a se stesso 388 MLD di Eu di tasse, con giroconto fittizio, che ci chiede ma non spende, sulle fatture dei fornitori dei servizi, indirette sui consumi 64,8%, più iva 22%, e sui salari dei dipendenti pubblici, 23%+ di Irpef e 33% di Inps) da 870 MLD di oggi, comprensivi di tasse, oltre che ruberie, regalie, corruzione, evasione, tangenti, a 500 MLD, dando più servizi di prima, pensione di Base Fiscale e Reddito di Disoccupazione, che oggi sono assenti, ma a minor costo, cioè esentasse.

Questi 500 MLD verranno totalmente pagati dalla creazione monetaria interna, inserendo per legge e per costituzione, che lo Stato non può chiedere, pretendere, un solo centesimo di denaro dai cittadini, se non per un bene, un servizio, o un prestito erogato, nell’immediato o accantonato vedi contributo Inps.

Pagando la Spesa Pubblica con l’erogazione Monetaria di Stato, creata sulla Base del prodotto interno netto del paese, da lavoro, produzione di beni e servizi, è necessario trovare un sistema che raccolga un quantitativo di denaro che si cumula in eccesso negli anni, essendo i beni deperibili, i servizi non merce, mentre il denaro col suo valore rimane sempre in circolazione. Riportando tutti i servizi pubblici di prima necessità dal privato al pubblico, luce, gas, telefono, acqua, rifiuti, trasporti, autostrade, poste, Banche, assicurazioni, e una parte delle società strategiche allo stato, si potranno spostare gli utili dai soggetti privati al pubblico, con un rientro medio di 200/250 MLD di Eu anno, che è il 45% medio della Spesa Pubblica, che andranno a compensare l’assenza delle tasse, al netto del 15% Inps, quindi andremo fino ad un 60% complessivo, senza chiedere un solo centesimo di denaro ai cittadini a fronte del nulla. Questo serve a controllare a compensare l’inflazione e la svalutazione monetaria. Noi paghiamo oggi una bolletta della luce per un consumo di 30 Eu, 85 Eu, col Pubblico pagheremo al consumo di 30 Eu, 60 Eu, di cui 30 Eu saranno per ripagare tutti i costi dell’erogaione e dei salari dei dipendenti pubblici, e 30 Eu gli utili dello stato in sostiuzione delle tasse.

2) Con l’esercizio della Moneta Pubblica, noi compreremo le materie prime in Euro, che costano circa il 3/5% del prodotto finito, le trasformeremo con la Moneta Pubblica esentasse, con un costo del lavoro inferiore del 70% circa, rivenderemo poi il nostro prodotto finito all’estero, al 70% del prezzo attuale, con una qualità superiore, ricavando il 40% di utili in più ripetto ad oggi, convenienza, qualità e competitività con chiunque.

CONTRASTO ALL’AUTOMATIZZAZIONE, ROBOTIZZAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

1) Oggi l’occupazione piena è ancora possibile, dato che stiamo vivendo col 12% del nostro reddito lordo al netto dell’88% di tasse che paghiamo complessivamente, immaginate se dal prossimo mese vivessimo tutti con l’85% del nostro reddito lordo, con una tassazione quasi azzerata, sia alla fonte che sui consumi, cosa potrebbe accadere.

2) Per contrastare l’automazione industriale sarà necessario ridurre l’orario di lavoro, inizialmente da 8 a 6 ore, soprattutto in quei settori dove le persone lavorano 10/12 ore al giorno perche il datore di lavoro non si può pemettere di assumere due persone per sei ore al posto di una, vedi i cuochi, i commessi, i trasporti aerei, tutte quelle attività che sono a servizio 12 o anche 24 ore. Quindi, meno orario di lavoro, più lavoratori con un salario più alto di quello attuale.

3) La Scuola dovrà adeguarsi alle nuove professioni, la tecnologia fa fare sempre più cose in un tempo inferiore, quindi si potrà lavorare meno, lavorare in più persone e guadagnare di più.

4) Oltre agli orari di lavoro, si potranno ridurre, per alcune attività, anche i giorni di lavoro, avere più ferie, i giovani studieranno più a lungo, lavoreranno per meno anni ed andranno in pensione prima.

5) Avendo le persone molto più tempo libero, le persone dovranno impegarlo in qualche modo, quindi si creeranno più attività nel settore del tempo libero, viaggi, turismo, attività sportive, corsi di ballo, di cucina, corsi per nuove attività lavorative, intrattenimento in genere, spostando i lavoratori dalla produzione di beni alla produzione di servizi per il tempo libero e l’intrattenimento.

6) Per sostenere una minima disoccupazione, un periodo di studio per i giovani più lungo, un periodo di pensione più lungo per gli anziani, servono le risorse, le risorse lo Stato le andrà a prendere statalizzando in parte o in toto, quelle aziende fortemente monopoliste, fortemente automatizzate che impiegano poco personale, come le acciaierie, le ferrerie, le industrie meccaniche, le raffinerie, lo Stato investirà in altre attività, che diventeranno di proprietà dei cittadini. Altro che Reddito Universale della Gleba, 780 Eu mese, per mangiare, pagare casa, e consumare quel poco indispensabile a sostenere il sistema, che ti vende, ti impone spazzatura ad alto costo, e visto che ti mantiene lo Stato e tu non sarai più dipendente, perche non vieni a lavorare gratis, altrimenti via reddito ? Moneta Pubblica

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