Roma, 27 dic – Tra Serbia e Kosovo pare che la miccia possa accendersi in ogni istante. Ieri abbiamo riportato le ultime novità sullo schieramento delle forze di Belgrado al confine. Oggi spuntano dei video piuttosto inquietanti.
Serbia e Kosovo, dalle targhe alla tensioni di una possibile guerra
Il divieto di documenti d’identità e targhe della Serbia in Kosovo, risalente a un anno fa, ha portato a molto altro. Ora si inizia a sparare, e la tensione tra le due realtà è alle stelle. Ma ciò che rende tutto ancora più soffocante sono i video circolanti su Twitter. Senza contare le nuove dichiarazioni del ministro della Difesa serbo Milos Vucevic, di cui parla anche Agenzia Nova. Vucevic riferisce le parole del presidente Aleksandar Vucic: “Il presidente della Serbia, in qualità di comandante in capo, ha ordinato stasera che le forze armate serbe siano al massimo livello di prontezza al combattimento, cioè pronte sino al livello di dover impiegare il potenziale in dotazione alle forze armate”, al fine di difendere “l’integrità territoriale e la sovranità della Serbia e proteggendo tutti i cittadini”. Le immagini sono inequivocabili: una distesa infinita di camion militari. Che restino immobili o si muovano, dipenderà dal corso angosciante degli eventi.
Escalation significativa da parte della Serbia, che ha messo in stato di allerta tutte le forze militari e di sicurezza. Obici semoventi Nora da 155mm sono stati posizionati nei pressi del posto di blocco di Yarinje, sul confine Kosovo-Serbia. pic.twitter.com/llWUe0D5xA
— OSINT-I (@OSINTI1) December 26, 2022
Balcani sempre “polveriera d’Europa”
Dalla fine del XIX secolo in poi, i Balcani sono la “polveriera d’Europa”, luoghi che “producono più storia di quanta se ne possa consumare” per usare delle metafore molto in voga tra gli esperti. L’assetto jugoslavo aveva messo “in pausa” ciò che tra le popolazioni locali è sempre stato fervido, ovvero la rivalità, gli odi e le competizioni. A più di vent’anni dalle ultime ostilità nell’area, i venti di una possibile guerra sembrano di nuovo pronti a soffiare.
Alberto Celletti