
I ricercatori dell’università di Cambridge e di altri istituti di Germania, Polonia e Australia, hanno pubblicato i risultati della loro ricerca su Nature Communications. Gli stessi ricercatori hanno ammesso che il loro lavoro non può essere rappresentativo di tutto l’antico Egitto, ma è un dato di fatto che le mummie di Abusir el-Meleq “hanno più antenati in comune con le popolazioni europee e del Vicino Oriente che con quelle dell’Egitto contemporaneo”. Gli antichi egizi sembrano legati particolarmente alle popolazioni europee, anatoliche e del Vicino Oriente dell’età del bronzo e del neolitico. Una delle spiegazioni offerta dai ricercatori in tal senso, come detto, è “la componente aggiuntiva successiva africana” nell’attuale popolazione egiziana. Un Dna e una sequenza genetica, quella delle tre mummie, che nonostante l’arrivo dei romani e di altri conquistatori nel corso di circa mille e trecento anni, non hanno subito particolari variazioni.
C’è però chi invita alla cautela, come l’egittologo Stephen Quirke, dello University College di Londra. “C’è un tentativo che va avanti da sempre nell’Egittologia, di discostare l’attuale popolazione egiziana dagli antichi egizi”, spiega. Per Quirke non è ancora il momento di “conclusioni drastiche” e non bisogna rischiare di farsi influenzare da una prospettiva eccessivamente “anglosassone”.
Davide Romano
1 commento
ma è evidente che gli antichi egizi nulla hanno a che spartire con i semiti