
Un vero e proprio network che operava con grandi quantitativi di soldi e armi con la finalità di mettere a segno attentati anche nel nostro paese. Tra gli obiettivi, secondo le intercettazioni, anche il Vaticano.
E’ la “scoperta” fatta dalla Polizia di Stato che al termine di indagini scattate già nel 2009 ha smantellato l’organizzazione. Sono 18 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse, nove delle quali eseguite nei confronti di 8 pachistani e di un afgano, mentre altri tre sono ancora ricercati e altri ancora risultano emigrati all’estero.
Le provincie coinvolte nel blitz sono quelle di Sassari, Bergamo, Macerata, Roma, Frosinone e Foggia. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di atti terroristici all’estero (il più grave, la strage nel mercato cittadino Meena Bazar in Peshawar il 28 ottobre del 2009, con oltre 100 vittime) e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, usata come fonte di autofinanziamento.
Per aggirare le norme sugli ingressi e permanenza sul territorio, la cellula terroristica ricorreva a falsi contratti di lavoro rilasciati da imprenditori compiacenti o si spacciavano i diretti interessati per vittime di persecuzioni etniche o religiose.
Per gli investigatori due membri dell’organizzazione avevano prestato i loro servigi al fianco di Osama Bin Laden con il compito di proteggerlo. Ma il ruolo principale nel network attivo nel nostro Paese era ricoperto da un dirigente del movimento pietistico Tabligh Eddawa. L’uomo, Imam e formatore coranico operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi presso le comunità pakistano-afgane radicate nel nostro territorio. Tramite alcuni corrieri i soldi venivano successivamente spediti in Pakistan.
Giuseppe Maneggio