
Alle 7:15 in punto, come noto in Giappone i treni spaccano il secondo anche nelle circostanze metereologiche più avverse, la studentessa diciassettenne Kana Harada, come riportato da La Stampa, è l’unica passeggera ad aspettarlo e nel pomeriggio a salire di nuovo, sempre in solitaria, per tornare a casa. La stazione Kyu-shirataki doveva essere già nel novero delle stazioni fantasma ma la Japan Railways Hokkaido ha deciso di non cancellare questa corsa finché Kana Harada non si sarà diplomata. “Come si fa a non esser pronti a morire per un Paese che fa questo per i suoi cittadini?” ha dichiarato un giapponese riferendosi proprio a questo caso unico al mondo.
E sì, perché è evidente che Japan Railways Hokkaido ha solo da rimetterci a mantenere attivo questo treno. Eppure lo fa, perché in Giappone nonostante il progressivo tentativo di cancellarla c’è ancora una civiltà e prima di ogni cosa viene il sacrificio per la Patria e per ogni suo singolo appartenente.“Andremo fino in fondo, anche se non ne vale la pena, fosse solo per sentire il profumo della neve e poter fissare per un’ultima volta il sole”, faceva dire Mishima in “A briglia sciolta”, capolavoro della tetralogia della fertilità, ad uno dei suoi tanti alterego, Isao Iinuma. Fino all’ultimo. Fosse solo per una studentessa, che sotto la neve invernale attende paziente e sicura l’arrivo del suo personalissimo treno.
Eugenio Palazzini